Curiosando

Il Vangelo di Ale fede e simpatia

La spontaneità dei bambini può donare momenti di vera gioia. E come ne abbiamo bisogno in questi giorni segnati dall’emergenza.
Alessandro Ravelli ha dieci anni e vive con la sua famiglia – papà Stefano, mamma Elisa e la sorella Alessia – a Castiglione delle Stiviere, nell’Alto Mantovano. Ogni settimana il papà lo filma mentre legge il Vangelo della domenica, poi il video viene pubblicato sulla pagina Facebook della Pastorale giovanile di Mantova. Alessandro non legge con gli occhi, ma con le mani perché è non vedente dalla nascita. Le sue dita corrono veloci sul foglio scritto in Braille, ogni frase esce senza alcuna esitazione. Alla fine Alessandro conclude con una battuta, il “premio” per i suoi amici che hanno ascoltato il Vangelo e con cui resta in contatto via social. «Sapete quale santo dovete invocare se volete le patatine? San Carlo!». Oppure: «Sapete qual è la differenza tra un pesce e il Nord America? Che il pesce ha la lisca e il Nord America ha l’Alaska». Questa semplice iniziativa è diventata una piacevole abitudine: i video di Alessandro ricevono numerose visualizzazioni e commenti positivi. Da un lato è un modo per trasmettere la Parola di Dio, dall’altro le sue battute strappano un sorriso e trasmettono allegria. Vale la pena imparare dai più piccoli, insegnano ad affrontare le difficoltà con leggerezza.

di Roberto Dalla Bella

Fonte:      Avvenire del 29 aprile 2020           (dalla rubrica “Dulcis in fundo”)

Chi è il vero Matteo nella Vocazione di Caravaggio? La risposta di Sara Magister, una critica d’arte e storica d’arte

Leggi l’intervista

Un’intervista a Sara Magister, che ha pubblicato l’anno scorso “Caravaggio. Il vero Matteo” e che è una delle più acute interpreti contemporanee del Merisi e del suo tempo, sui motivi della sua tesi che propone di identificare l’apostolo chiamato dal Cristo, nella tela della Vocazione di San Matteo nella Cappella Contarelli, non nell’uomo barbuto che si erge al centro del tavolo, bensì nel giovane ancora chino sui soldi che è alla sinistra del tavolo.

Intervista a don Danilo: Coronavirus Germania e il rischio di vedere l’altro solo come un untore

……….“I tedeschi sono spaventati dal coronavirus”, racconta don Danilo Dorini, che vive a Francoforte, in Germania, dal 2012 come missionario presso due comunità cattoliche di emigrati italiani……….

         – intervista a Danilo Dorini di Marco Biscella

 

Gemelli longevi: cent’anni per due

Non capita tutti i giorni di vedere due gemelli festeggiare insieme i cento anni di vita, ma è proprio quello che è successo a Morolo, un paese di 3.200 abitanti in provincia di Frosinone.
Paris ed Egidio Cellini a Morolo sono nati nel 1920 e qui hanno trascorso gran parte della loro esistenza, nel frattempo arricchita dall’arrivo di tre figli ciascuno e da uno stuolo di nipoti e pronipoti. Entrambi hanno conosciuto le sofferenze della seconda guerra mondiale: Egidio, da bersagliere, venne fatto prigioniero e trascorse tre anni in Russia, mentre le vicende belliche portarono il fante Paris in Albania e in Grecia e qui venne fatto anche lui prigioniero.
Tutti e due hanno lavorato nelle campagne ciociare: come pastori da piccolini, per aiutare la famiglia, e quindi Egidio come muratore e Paris come guardia carceraria.
Adesso li si vede spesso passeggiare ancora per le strade strette e tortuose del paesino ciociaro, dove entrambi coltivano piccoli hobby artistici: scrivono poesie, dipingono, realizzano delle sculture. E se sentite un cellulare squillare, potrebbe essere quello di Paris, che lo usa regolarmente. La longevità comunque è di casa tra i Cellini: la signora Paola, mamma dei due gemelli centenari, si spense infatti a 104 anni.

di Igor Traboni

Fonte:      Avvenire del 16 gennaio 2020           (dalla rubrica “Dulcis in fundo”)

Una carezza nel buio

Una volta sentii Andrea Bocelli dire una cosa meravigliosa: il mondo è pieno di male, ma se nonostante tutto rimane in piedi, è perché di bene ce n’è un po’ di più. In un piccolo paese chiamato Consuma, un pugno di case sparpagliate sull’Appennino toscano, tutte le mattine il signor Romano solleva dal letto le sue ottantaquattro primavere, le sistema dentro l’automobile e passa a prendere un bimbo ipovedente di sei anni per portarlo a scuola. Un’impresa tutt’altro che semplice, racconta Giulio Gori sul Corriere Fiorentino: la scuola si trova quindici chilometri più in basso e per raggiungerla bisogna percorrere una strada a zig-zag, impostando curve strette e scalando marce di continuo. Quindici ad andare e quindici a tornare, due volte al giorno, dal momento che il signor Romano va pure a riprenderlo al termine delle lezioni. Perché lo fa? Il bambino ipovedente non è suo nipote. Non è nemmeno il nipote di un suo amico. È il figlio di un taglialegna macedone che lavora nei boschi e non ha tempo per portarlo a scuola. Il piccolo non può usufruire del servizio bus del Comune: manca l’accompagnatore richiesto per i disabili. E così ci pensa il signor Romano. Lui dice che a 84 anni la fatica è tanta, ma è ricompensata dalla visione del suo minuscolo passeggero mentre saluta i compagni a uno a uno, accarezzandoli sulla faccia per riconoscerli. Bocelli ha ragione. Grazie al signor Romano e a quel bambino, il mondo ricomincerà anche domattina.

di Massimo Gramellini

“Matrimoniale” in corsia

La storia di Fulgenzia ed Emanuele, coniugi operati insieme all’anca

Emanuele e Fulgenzia si erano presentati insieme in ospedale, accompagnati dalla figlia. Avevano provato molte cure, preso diverse medicine, affrontato parecchie sedute di riabilitazione. Niente da fare, nessun risultato: entrambi non camminavano più, avevano forti dolori alle gambe e il morale a terra. Dalla visita è emerso che marito e moglie, rispettivamente 80 e 85 anni, soffrivano di una grave forma di artrosi all’anca. Bisogna operare e inserire una protesi.

Ma chi per primo? Emanuele aveva generosamente lasciato la precedenza a Fulgenzia, ma al dottor Gianluca Bisinella, direttore dell’Ortopedia dell’Ospedale di Monselice (Padova), è venuta un’altra idea: operare entrambi negli stessi giorni e ricoverarli in una stanza tutta per loro. Una «matrimoniale» in corsia, dunque, per alleviare le pene dell’intervento, ridurre il disorientamento, creare un’atmosfera di intimità anche durante la degenza e alleggerire il compito di accudimento da parte dei parenti. Un trattamento personalizzato, dunque, per due anziani che quest’anno hanno raggiunto il traguardo di 55 anni di nozze. «La terapia deve andare a braccetto con l’empatia», ha suggerito il direttore generale dell’Ulss 6 Euganea, Domenico Scibetta. Ora i due coniugi stanno bene e presto saranno dimessi. Insieme, come sempre.

di Antonella Mariani

Fonte:      Avvenire del 13 aprile 2019           (dalla rubrica “Dulcis in fundo”)

 

Regalo alla bimba da due carabinieri

Piazza Spada è il cuore della cittadina termale di Fiuggi e qui, il giorno di Natale, si sono ritrovati in tanti a passeggiare sotto un tiepido sole, compresi molti bambini intenti a giocare con i regali appena ricevuti, il tutto sotto gli occhi di due carabinieri di pattuglia a piedi. E proprio i due militari – il vice brigadiere Mauro Colavecchi e l’appuntato scelto Clemente Bernardo – hanno notato una bambina un po’ appartata, insieme alla madre, e le hanno chiesto quale regalo avesse ricevuto. «Niente – ha risposto la piccola – forse perché sono stata cattiva». La madre, una giovane donna di Fiuggi, ha preso in disparte i carabinieri e ha spiegato che in famiglia stanno attraversando grossi problemi economici e che non avevano potuto permettersi neppure un piccolo regalo per la figlia di 8 anni. I carabinieri hanno chiesto a due vigili urbani di intrattenere mamma e bambina, hanno raggiunto un vicino centro commerciale aperto e hanno acquistato una grossa bambola portando il dono alla piccola. I militari hanno poi raccontato di avere incontrato Babbo Natale, che non era potuto arrivare a casa della bimba per un incidente alla slitta, e che quel regalo lo mandava proprio a lei, «perché sei stata una bambina buonissima».

di Igor Traboni

Fonte:      Avvenire del 28 dicembre 2018                  (dalla rubrica “Dulcis in fundo”)

Spesa dei carabinieri per il detenuto povero

Anche i carabinieri hanno bussato due volte. La prima per controllare una vecchia conoscenza rinchiusa agli arresti domiciliari, il giorno dopo per consegnargli quattro buste piene di generi alimentari acquistati a loro spese in un supermercato di Mirto Crosia, lungo lo Jonio cosentino.
I due militari hanno mostrato non solo l’altro volto della Legge, ma soprattutto il cuore che batte sotto le divise cui chiediamo aiuto quando ne abbiamo bisogno, trovando una porta aperta e una mano tesa.
Stavolta non c’è stato bisogno di chiedere nulla perché quando gli appuntati sono entrati nell’abitazione del detenuto si sono accorti dell’indigenza in cui sopravviveva assieme alla compagna e ai figli.
Forse è stato proprio lo sguardo spaurito dei piccoli a fare crollare l’ultimo debole muro, convincendo i carabinieri che potevano e dovevano fare qualcosa. Hanno completato i controlli di rito, annotato la presenza dell’uomo in casa, chiuso il verbale e raggiunto la vettura di servizio per tornare a lavoro.
Il giorno dopo, di buon mattino, si sono rincontrati raggiungendo il supermercato e comprando quello che poteva servire alla famiglia. Soprattutto ai bimbi.
Dopodiché hanno raggiunto la casa del detenuto, consegnandogli la ricca spesa. Tra cui due pacchi di caramelle. È stata la mamma dei bambini a rendere pubblico il caso con un post sui social: «Li ringrazio di vero cuore e ringrazio Dio che esistano ancora persone così umili.
Grazie al Comando dei Carabinieri di Mirto Crosia in particolare ai due appuntati».

di Domenico Marino

Fonte:      Avvenire del 9 settembre 2018                     (dalla rubrica “Dulcis in fundo”)

Paziente in fin di vita: gli pagano l’ambulanza

Conforta sempre assistere a prodigi di generosità e di altruìsmo. Non sono rari, malgrado il pessimismo che tante volte prende il sopravvento. Un episodio che merita il plauso viene da Napoli. Sull’esempio di San Giuseppe Moscati, la direzione sanitaria dell’ospedale San Paolo a Fuorigrotta si è ribellata nei giorni scorsi alla perversa mentalità che il denaro sia (come denunciava già Seneca) il fine supremo dell’esistenza dell’uomo. Al pronto soccorso del presidio ospedaliero era giunto infatti, afflitto da un terribile dolore al petto, un uomo quasi sessantenne. Ma al San Paolo non esiste la divisione di cardiologia, non c’erano ambulanze disponibili e per giunta il paziente non aveva il denaro sufficiente per pagarsi il trasferimento a un altro nosocomio.
Intanto un esame elettrocardiografico aveva rivelato una patologia gravissima e un infarto in corso. Immediato l’intervento del medico di turno che, scavalcando gl’inutili cavilli burocratici e gli impedimenti economici, otteneva l’autorizzazione del direttore sanitario a trasferire il paziente a un altro ospedale con un mezzo privato senza ch’egli dovesse spendere un soldo, salvandogli così la vita. La quale resta, per tutti, il valore più importante, mentre il denaro non una “divinità” del consumismo pagano come molti oggi credono, ma solo uno strumento, nel nostro caso un “prestito” senza ritorno che serve al fine supremo di scongiurare il dolore e la morte.

di Vittorio Gennarini

Fonte:      Avvenire del 24 aprile 2018                              (dalla rubrica “Dulcis in fundo”)

Giro d’Italia a piedi per l’Africa e i diritti

Oltre duemila chilometri in giro per l’Italia, con l’obiettivo di diffondere l’attività fisica e sensibilizzare su alcune piaghe sociali. Una maratona a piedi con un unico partecipante: Giovanni Malagutti, 62enne psicologo di Mantova, partito da piazza Duomo a Firenze il 7 aprile. L’iniziativa, che egli stesso ha definito “Camminata italiana”, lo terrà impegnato per due mesi: 60 tappe fino in Sicilia, per arrivare a Mantova il 3 giugno. A guidare l’avventura sono tre parole: benessere, Africa, diritti. La prima è un invito a mantenere uno stile di vita sano: «Camminare è un’azione primordiale – racconta Giovanni –, insita nello sviluppo del genere umano. È con questo spirito che ognuno di noi dovrebbe proporre stili di vita sani, così da aumentare la consapevolezza per il dono della vita».  Leggi tutto →