P. Giuseppe Bragotti

Missionario Comboniano- 1937/2023

Padre Joseph Bragotti non si è mai sottratto alle sfide o dall’affrontare i problemi. La sua vita è stata davvero avventurosa, ha viaggiato da un continente all’altro, ha dovuto imparare diverse lingue e usanze locali, è sopravvissuto alle guerre, e tutto questo per annunciare il Vangelo e l’amore di Gesù Cristo.
Nato il 13 settembre 1937 durante un periodo di grande conflitto, cresciuto a Milano, in Italia, nel tempo della seconda guerra mondiale. Ricordava molto bene i tempi della paura e della fame, mentre soldati e partigiani si affrontavano in città. Ma aveva anche tanti bei ricordi della vita a Milano, partite di calcio per strada, lezioni di scuola con sua madre Anita, aiutare suo padre Francesco, giocare con le sue tre sorelle e molte ore trascorse con il gruppo giovanile della sua parrocchia.
Nel 1954 entrò in seminario. Devo la mia formazione di base al seminario dell’Arcidiocesi di Milano, dove ho trascorso la mia adolescenza. I nostri educatori hanno voluto che fossimo pienamente umani, oltre che cristiani, e di questo sono grato, raccontava.
Arrivò negli Stati Uniti nel 1957, il giorno dopo il suo ventesimo compleanno, a bordo del transatlantico italiano Giulio Cesare. Stavo entrando in un mondo di cui non sapevo nulla, tranne quello che avevo visto nei film mentre crescevo in Italia. Non conoscevo l’inglese, non conoscevo la cultura, i costumi, la varietà e le sfaccettature delle tante credenze cristiane, i diversi edifici ecclesiastici e le tradizioni, scrisse nel 2019.
Tuttavia p. Joe seppe adattarsi rapidamente alla vita negli Stati Uniti. Mentre viveva al Comboni Sacred Heart Seminary a Cincinnati, Ohio, studiò teologia a St. Mary of the West. Terminati gli studi a San Diego, California, lì fu ordinato sacerdote il 17 marzo 1962.
Rientrò in Italia per un breve saluto ai suoi famigliari, che nel frattempo si erano trasferiti a Cinisello Balsamo, e celebrò una delle sue prime messe anche S. Pio X, per poi rientrare negli Stati Uniti.
I suoi primi cinque anni come missionario li trascorse a Cincinnati, Ohio, e a Montclair, New Jersey, come promotore vocazionale. Durante questo periodo frequentò anche corsi presso la Seton Hall University. Ma Dio aveva altri piani per lui.
Nel 1967 i Missionari Comboniani inviarono p. Joe a Gulu, in Uganda, dove rimase per sette anni. Uno dei suoi ricordi più belli di quel periodo risale a Natale. Era il suo primo Natale in Africa e la celebrazione era molto diversa rispetto alle tradizioni con cui è cresciuto.
Pajule a dicembre, 200 miglia a nord dell’equatore e al culmine della stagione secca, era uno dei luoghi più caldi della terra e mancavano solo 15 giorni a Natale, scrisse.
Per realizzare la missione p. Joe coinvolse subito i giovani e i bambini del posto, dai quali apprese ben presto la lingua e … l’arte di modellare statuine con la creta.
Infatti con il suo incoraggiamento e sottola sua supervisione, i bambini realizzarono un presepe completo di Sacra Famiglia, pastori, animali e angeli.  In quel giorno per la prima volta ho vissuto un
Natale proprio inconsueto, senza la neve, le luci, i canti natalizi, l’albero, Babbo Natale, le renne, la spesa, i regali e tutti gli altri ornamenti che associamo al Natale. Eppure è stato un Natale molto, molto felice, raccontò p. Joe in uno dei suoi tanti articoli per la rivista Comboni Missions.
Molti anni dopo, gli capitò di vivere l’esperienza di un Natale ben diverso, per l’arrivo dei ribelli e per il rapimento di cui fu oggetto. Una situazione tremendamente drammatica, ma della quale p. Joe raccontava semplicemente di aver festeggiato quel Natale a Kalongo, in Uganda, su invito dei soldati dell’LRA.
Nel 1972 tornò negli Stati Uniti dove iniziò ad occuparsi della cura di varie pubblicazioni comboniane e dell’Animazione Missionaria. Durante questo periodo prestò anche servizio nella parrocchia di St. Michael a Cincinnatis Lower Price Hill.
Dal 1978 al 1983, fu di nuovo in Uganda, a Kampala, come redattore capo della rivista Leadership. Questo fu durante il regno del terrore di Idi Amin. Molte notti le avrebbe passate cercando di ripararsi dalla violenza che avveniva anche fuori dalla sua finestra.
Il resto degli anni ’80 li trascorse negli Stati Uniti.
Per ogni luogo di missione in cui si trovò ad operare, svolse un’importante opera come cronista scrivendo e pubblicando articoli. Per questo nel 1990 fondò il Comboni Press Network, di cui assunse la direzione, incarico che mantenne per cinque anni. Questo lavoro comportò lunghi viaggi in tutto il mondo, per conoscere e condividere le storie dei suoi compagni Missionari Comboniani.
Per tutto il resto degli anni ’90 fino al 2006, p. Joe continuò a svolgere attività di scrittore e giornalista.
Nel 2008 venne assegnato alla missione di San Luis Petén, Guatemala, un’esperienza che lasciò un segno indelebile nella sua vita. Infatti amava ricordare con tanta nostalgia  il tempo trascorso in Guatemala tra i Maya. Nel 2016 p. Joe, dopo un’altra visita alla suacomunità a San Luis, scrisse che devi davvero amare un posto come questo per resistere. Anche lo spirito di avventura e l’ostinazione aiutano. Ma ciò che più compensa le difficoltà fisiche è l’amore che le persone ti riversano addosso. È travolgente, caldo, avvolgente e viene da uomini, donne e bambini allo stesso modo. Tornare in visita adesso, dopo aver lavorato qui, è come tornare al calore di una famiglia allargata molto numerosa.
Il resto degli anni p. Joe li trascorse a Cincinnati, prestando il servizio sacerdotale e continuando a scrivere e pubblicare articoli, fino quando nel 2020 le sue condizioni di salute non lo costrinsero a ritirarsi in una casa di riposo.
Le sue ormai precarie condizioni fisiche non gli impedirono tuttavia di continuare a scrivere e pubblicare i suoi pensieri sui social, fino al giorno della sua morte, che lo ha colto nel sonno la notte del 14 giugno 2023.
Ora la salma di padre Joseph Bragotti riposa nel cimitero di St. Joseph, Monroe, MI.