Mese: Aprile, 2021

S.Messa di Prima Comunione – Ragazzi di IV elementare

S. MESSA DI PRIMA COMUNIONE

RAGAZZI DI IV ELEMENTARE

 

 

Sabato 8 maggio – gruppi di Liliana e Miriam con Tiziana

ore 9,30:

Riconciliazioni ragazzi

ore 10,30:

Riconciliazioni genitori

ore 15,30:

S. Messa di Prima Comunione

Sabato 15 maggio – gruppo di Leonardo con Marta

ore 9,30:

Riconciliazioni ragazzi

ore 10,30:

Riconciliazioni genitori

ore 15,30:

S. Messa di Prima Comunione

Sabato 22 maggio – gruppi di Matteo con Nicolò e Chiara

ore 9,30:

Riconciliazioni ragazzi

ore 10,30:

Riconciliazioni genitori

ore 15,30:

S. Messa di Prima Comunione

La partecipazione alle celebrazioni è riservata esclusivamente ai ragazzi con i loro genitori, fratelli e sorelle. Nonni e parenti, e con loro tutta la comunità, sono invitati ad unirsi in preghiera per il dono sacramentale che ricevono i fanciulli seguendo la celebrazione in diretta streaming audio o in diretta video sul canale YouTube:

https://youtube.com/channel/UCQ1Vy0FroV_wsVHpTORO1Ag

(entrambi i collegamenti possono essere attivati attraverso i link disponibili nella home page del sito www.sanpioxcinisello.it).

“Gioia di abbondanza, abbondanza di gioia” (Gv 10, 27-30) di Daniele Ferron SJ

Spesso sono tante le voci che affollano il nostro cuore. Lo spirito buono e quello cattivo, la voce del Signore, le inclinazioni personali… a volte ci si trova una matassa da cui è davvero difficile levarsi e sembra che, addirittura, la preghiera, invece di aiutare, complichi le cose! Chi, avendo un po’ di vita di preghiera, non ha mai provato questa situazione paradossale?
[…] ritornare all’essenziale. In fondo, la voce a cui tutte le altre devono fare riferimento, sempre, per non perdersi, quella che orienta i nostri desideri più profondi, è la voce di Gesù che ci parla con lo Spirito. Il nostro cuore la sente e la riconosce, perché è una voce portatrice di Vita, la vita eterna che viene dal Padre stesso e che il Signore ci comunica. Sembra astratto, ma non lo è.
Ce ne accorgiamo nei momenti di consolazione, di grande gioia che trova chi cerca il Signore con animo sincero. È una forma di gioia profonda, che riempie e che ci dona la certezza di essere amati, la gioia dopo una bella confessione, dopo un ritiro, dopo esserci riconciliati con un amico o una persona cara magari in seguito a un litigio, dopo essere stati bene con la persona che si ama…
Qualcosa di semplice, che va gustato e chiesto come grazia nella vita. È la gioia del Vangelo, che supera tristezze, desolazioni, contrarietà e litigi, che anima la comunità cristiana e le relazioni, perché non ci abbandona. Nessuno strapperà dalla mano del Signore le sue pecore. È con questa certezza che possiamo chiedere questa gioia che viene da Dio.

Daniele Ferron SJ

Il frutto visibile di una fede viva è la gioia. Anche umanamente, quando c’è il massimo di amore c’è felicità.

Tra Noi 25/04/21 – Anno XXV numero 16

Tra Noi 18/04/21 – Anno XXV numero 15

Via, Verità, Vita di p. Ermes Ronchi

[…] Non sia turbato il vostro cuore, abbiate fiducia. L’invito del Maestro ad assumere questi due atteggiamenti vitali a fondamento del nostro rapporto di fede: un «no» gridato alla paura e un «sì» consegnato alla fiducia. Due atteggiamenti del cuore che sono alla base anche di qualsiasi rapporto fecondo, armonioso, esatto con ogni forma di vita. Ad ogni mattino, ad ogni risveglio, un angelo ripete a ciascuno le due parole: non avere paura, abbi fiducia. Noi tutti ci umanizziamo per relazioni di fiducia, a partire dai nostri genitori; diventiamo adulti perché costruiamo un mondo di rapporti umani edificati non sulla paura ma sulla fiducia.
La fede religiosa (atto umanissimo, vitale, che tende alla vita) poggia sull’atto umano del credere, e se oggi è in crisi, ciò è accaduto perché è entrato in crisi l’atto umano dell’aver fiducia negli altri, nel mondo, nel futuro, nelle istituzioni, nell’amore. In un mondo di fiducia rinnovata, anche la fede in Dio troverà respiro nuovo.Io sono la via la verità e la vita.
Tre parole immense. Che nessuna spiegazione può esaurire.
Io sono la Via: la strada per arrivare a casa, a Dio, al cuore, agli altri; una via davanti alla quale non si erge un muro o uno sbarramento, ma orizzonti aperti. Sono la strada che non si smarrisce, ma va’ verso la storia più ambiziosa del mondo, il sogno più grandioso mai sognato, la conquista – per tutti – di amore e libertà, di bellezza e di comunione: con Dio, con il cosmo, con l’uomo.
Io sono la Verità: non in una dottrina, né in un libro, né in una legge migliori delle altre, ma in un «io» sta la verità, in Gesù, venuto a mostrarci il vero volto dell’uomo e il volto d’amore del Padre. La verità sono occhi e mani che ardono! (Ch. Bobin). Così è Gesù: accende occhi e mani. La sua è una vita che si muove libera, regale e amorevole tra le creature. Il cristianesimo non è un sistema di pensiero o di riti, ma una storia e una vita (F. Mauriac).
Io sono la Vita. Che hai a che fare con me, Gesù? La risposta è una pretesa perfino eccessiva, perfino sconcertante: io faccio vivere. Parole enormi, davanti alle quali provo vertigine. La mia vita si spiega con la vita di Dio. Nella mia esistenza più Dio equivale a più io. Più Vangelo entra nella mia vita più io sono vivo. Nel cuore, nella mente, nel corpo. E si oppone alla pulsione di morte, alla distruttività che nutriamo dentro di noi con le nostre paure, madre della sterilità. Infine interviene Filippo «Mostraci il Padre, e ci basta». È bello che gli Apostoli chiedano, che vogliano capire, come noi. Filippo, chi ha visto me ha visto il Padre.
Guardi Gesù, guardi come vive, come ama, come accoglie, come muore e capisci Dio, e si dilata la vita.
                                                                                            p. Ermes Ronchi

Raccolta fondi in Quaresima per la Parrocchia e per la Caritas

Grazie di cuore a tutti per la generosità dimostrata anche in questa occasione.
Un ringraziamento speciale va ai bimbi della Scuola dell’Infanzia, le cui piccole rinunce hanno permesso di destinare la cifra di circa 300 euro alle famiglie in difficoltà seguite dalla nostra Caritas.

Tra Noi 11/04/21 – Anno XXV numero 14

Il dito nella piaga di Gaetano Piccolo Sj

[…] il compito del Risorto è indicarci la via per uscire dai luoghi in cui ci siamo chiusi, dalle bottiglie esistenziali in cui siamo finiti, magari attratti dall’odore del mosto. Sono le situazioni in cui ci si siamo infilati, dove siamo rimasti ingabbiati, e ora magari ci avventiamo contro le pareti della bottiglia senza trovare una soluzione ragionevole.
Anche i discepoli del Vangelo sono rimasti chiusi dentro il Cenacolo e non sanno più come uscirne.
Il Cenacolo è diventato il rovescio del sepolcro: se il sepolcro è aperto e da luogo di morte è diventato luogo di vita, il Cenacolo è chiuso e da luogo in cui Gesù ha dato la vita è stato trasformato in luogo di morte. Perché ci siamo chiusi dentro? Forse come i discepoli abbiamo paura, paura di essere giudicati, paura di fallire, paura di rimanere delusi. Ma Gesù non si rassegna davanti alle porte chiuse. Anzi, neanche le porte chiuse del nostro cuore riescono a tenerlo lontano da noi. Nelle apparizioni pasquali, Gesù visita i discepoli di sera, quando la notte si avvicina, come per assicurarci che, nella notte che
sopraggiunge, non siamo soli. Molte volte quello che ci tiene chiusi dentro è il rancore, la rabbia, a volte persino l’odio. La via per uscire dalla bottiglia, dice Gesù, è il perdono. Solo il perdono riporta la pace
nel cuore. Il perdono è come un soffio: lascia andare, non trattiene. Leporte del Cenacolo si possono aprire solo se i discepoli sono capaci di perdonare. Quando siamo arrabbiati, teniamo i pugni chiusi, tratteniamo il rancore, sbarriamo le porte del cuore. Il perdono apre, lascia andare, libera il cuore. La rabbia e il rancore trasformano il cuore in un sepolcro.
Eppure, nonostante queste esperienze di liberazione, le porte del Cenacolo continuano a essere chiuse. Tommaso dubita perché non era presente quando il Risorto è entrato nel Cenacolo, ma anche i discepoli
che hanno vissuto quell’esperienza sembrano continuare a dubitare: dopo otto giorni le porte sono ancora chiuse! Nonostante le esperienze di grazia che attraversano la nostra vita, il nostro cuore spesso rimane congelato.
Tommaso pensa che la soluzione sia mettere il dito nella piaga, proprio come noi, quando non riusciamo a trovare altro modo di affrontare le situazioni dolorose che quello di continuare a raccontarci ciò che è successo. Proviamo un certo gusto a tornare sulle tristezze della nostra vita. E infatti Tommaso è detto Didimo, ovvero gemello. Sì, Tommaso ci somiglia, come lui amiamo mettere il dito nella piaga. Ma Didimo vuol dire anche doppio, e anche in questo Tommaso ci somiglia. Tommaso è doppio perché un po’ crede e un po’ dubita, ma anche perché un po’ sta dentro la comunità e un po’ se ne va. È doppio come noi, perché anche la nostra vita spirituale è fatta di fiducia e di incertezza, di appartenenza e di solitudine.
Ma nonostante la nostra incredulità, nonostante la nostra rabbia e il nostro rancore, il Risorto torna ad attraversare le nostre porte chiuse e ci spinge ad andare fuori, ad aprire le porte, affinché possiamo uscire dalla nostra bottiglia e tornare a respirare la gioia della Pasqua.

(sito di Gaetano Piccolo S.J.)

BUONA PASQUA 2021

 

S. PASQUA 2021

Dal sepolcro la vita è deflagrata.
La morte ha perduto il duro agone.
Comincia un’era nuova: l’uomo riconciliato nella nuova
alleanza sancita dal tuo sangue
ha dinanzi a sé la via.
Difficile tenersi in quel cammino.
La porta del tuo regno è stretta.
Ora sì, o Redentore, che abbiamo bisogno del tuo aiuto,
ora sì che invochiamo il tuo soccorso,
tu, guida e presidio, non ce lo negare.
L’offesa del mondo è stata immane.
Infinitamente più grande è stato il tuo amore.
Noi con amore ti chiediamo amore.

                                                   Mario Luzi

BUONA PASQUA!

da Don Emilio, don Luigi e don Mathias
con il Consiglio Pastorale Parrocchiale.

Tra Noi 04/04/21 – Anno XXV numero 13