Paziente in fin di vita: gli pagano l’ambulanza
Conforta sempre assistere a prodigi di generosità e di altruìsmo. Non sono rari, malgrado il pessimismo che tante volte prende il sopravvento. Un episodio che merita il plauso viene da Napoli. Sull’esempio di San Giuseppe Moscati, la direzione sanitaria dell’ospedale San Paolo a Fuorigrotta si è ribellata nei giorni scorsi alla perversa mentalità che il denaro sia (come denunciava già Seneca) il fine supremo dell’esistenza dell’uomo. Al pronto soccorso del presidio ospedaliero era giunto infatti, afflitto da un terribile dolore al petto, un uomo quasi sessantenne. Ma al San Paolo non esiste la divisione di cardiologia, non c’erano ambulanze disponibili e per giunta il paziente non aveva il denaro sufficiente per pagarsi il trasferimento a un altro nosocomio.
Intanto un esame elettrocardiografico aveva rivelato una patologia gravissima e un infarto in corso. Immediato l’intervento del medico di turno che, scavalcando gl’inutili cavilli burocratici e gli impedimenti economici, otteneva l’autorizzazione del direttore sanitario a trasferire il paziente a un altro ospedale con un mezzo privato senza ch’egli dovesse spendere un soldo, salvandogli così la vita. La quale resta, per tutti, il valore più importante, mentre il denaro non una “divinità” del consumismo pagano come molti oggi credono, ma solo uno strumento, nel nostro caso un “prestito” senza ritorno che serve al fine supremo di scongiurare il dolore e la morte.
Fonte: Avvenire del 24 aprile 2018 (dalla rubrica “Dulcis in fundo”)
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