Pellegrinaggio a Cipro, dal 3 al 7 febbraio 2025

Pellegrinaggio a Cipro

Cipro, l’isola dell’abbraccio 1
È un lunedì 3 febbraio, a Cinisello. Alle 3 della notte strane figure si muovono come ombre con la valigia, peraltro poco silenziose: sembrerebbero dei disperati per le strade, invece sono i pellegrini di speranza in partenza per Cipro. Comincia così questo viaggio particolare che unisce fedeli di parrocchie diverse della città. Quindi: Malpensa, poi Monaco e infine Larnaca, pullman e aerei. Più o meno, tutto fila liscio. Unico dettaglio spiacevole: una valigia rotta… almeno però è arrivata… Abbiamo con noi suor Giovanna e suor Donatella, i due battesimi dell’aria Silvia e Giovanni per la prima volta in aereo, e tanti altri che già hanno partecipato a Fatima ed Assisi. All’aeroporto conosciamo la guida nikos e l’autista “piccolo cristo”. Primo giro sul lungomare, e siamo già fuori dall’inverno! Ci prendiamo il tempo di mangiare qualcosa, sembrano piatti abbondanti a poco prezzo. Intorno scritte in greco, bandiere di Cipro e Grecia, l’aquila a due teste… Un legame chiaro di appartenenza. Ma ci sono anche kebab e ristoranti turchi, l’altra faccia della luna. Qua e la anche per strada ci sono icone ortodosse, bella fattura: la fede cristiana rimasta è di tradizione orientale. Una statua del Leone di san Marco evangelista ricorda qualcosa delle origini del cristianesimo, in realtà riproduce la presenza dei mercanti veneziani. Il cristianesimo è fiorito qui grazie ad alcuni giudei convertiti e scappati da Gerusalemme e specialmente a San Barnaba, originario dell’isola. Visitiamo la basilica di san Lazzaro: si, quello che Gesù ha chiamato dalla tomba. Leggenda narra che sia diventato vescovo dell’isola e qui morto (di nuovo) e sepolto. I francesi dicono che sta in Francia, vabbè sono francesi… La chiesa è un gioiello di architettura ortodossa, con icone enormi, il santuario dell’eucarestia, un grande matroneo per le donne (distanti dagli uomini), un enorme iconostasi che i fedeli baciano per rispetto, un campanile ricostruito dopo la demolizione dei musulmani anti campane. È ora di andare in albergo a riposare, il viaggio è breve… Si mangia a buffet, un piatto dopo l’altro, che poi per smaltire ci vuole un’oretta di passeggiata lungo la spiaggia. Paolino sta studiando come fotografare la luna nel mare. La notte ci raggiunge silenziosa. E fu sera e fu mattina, primo giorno.

Cipro, l’isola dell’ abbraccio 2
Martedì 4 febbraio. Dopo una notte in cui il problema principale era riuscire a spegnere le luci in camera a causa di interruttori minuscoli e nascosti, la sveglia ci coglie di sorpresa. Un bel sole si stende sulle onde ed elenca le case bianche, e riscalda e speriamo guarisce (ancora troppa tosse in giro). Paolino scatta sull’attenti all’alba, già a spasso a catturare istanti. Lodi colazione e si parte, verso il nord. Oltre la linea verde custodita dagli inglesi, ecco la zona turca: da 50 anni a questa parte si è moltiplicata creando il suo mondo. Intanto si aggrega la guida turca. I controlli fanno intendere un certo disagio. Facciamo tappa al monastero di san Barnaba. È stato abitato dai monaci ortodossi fino all’invasione turca dopo il 1974: pur essendo circondati dai musulmani loro decisero di rimanere, anche a custodia della tomba che si ritiene di san Barnaba. Ma in una occasione in cui sono andati al sud per motivi sanitari, non gli è stato più permesso rientrare al nord. Il monastero dunque è abbandonato e saccheggiato. Infatti le icone preziose prendono il volo, vendute a clienti danarosi. La sosta ci permette apprezzare le virtù della spremuta del melograno e di pregare sul sepolcro di san Barnaba, di cui la tradizione orale lo pone alla fondazione della chiesa di Milano (del suo passaggio rimane un’iscrizione nei pressi dell’attuale chiesa di san Barnaba a Milano). Visitiamo l’antica città di Salamina, con il teatro antico, le terme, il gimnasio: nei sassi è scritta la storia del paganesimo, poi del cristianesimo e ora dell’Islam. L’ora del pranzo giunge gradevole, facciamo la festa ai pesci, per la gioia del gatto. Di seguito entriamo nella moschea di Famagosta, antica chiesa di san Nicola: una straordinaria basilica privata del suo uso cristiano, e il minareto domina sulla facciata imponente. Entriamo a piedi scalzi. Il mare ci attrae, come la vista delle navi da guerra, ovviamente non cipriote, che da troppo restano ancorate a queste sponde. Sulla via del ritorno ci fermiamo al convento di san Giuseppe, dove tre suore francesi tengono la bandiera cattolica, insieme con la comunità maronita, e si occupano di opere di carità. Celebriamo la messa e riceviamo la benedizione dei pellegrini. Il sole cala le palpebre e nella luce del tramonto torniamo al nostro albergo, ovvero cena compieta e passeggiata notturna. Infine il riposo. E fu sera e fu mattina secondo giorno.

Cipro, l’isola dell’ abbraccio 3
Mercoledì 5 febbraio. Si parte verso Paphos con l’ombrello, previsioni di pioggia. La prima sosta è nel golfo della leggenda della nascita di Venere: forse un po’ scomodo per una partoriente, ma certamente affascinante. Così bello il mare che la dea della bellezza non avrebbe potuto scegliere posto migliore per venire al mondo. Tra l’altro, molto pulito, cosa strana tra il genere umano. Eccetto una simbolica buccia di banana su cui Francesco inciampa.
Seconda tappa: monastero di san Neofito. Dovremmo qui dedicare spazio al mondo della chiesa ortodossa, ricca di tradizioni e simbologia, di fatto entrando in chiesa e partecipando alle (lunghe) celebrazioni il fedele deve restare a bocca aperta (per lo stupore ovviamente, non per sbadiglio). La guida Nikos ci introduce nei dettagli di questa religione. Soprattutto ci parla dello stile conservatore: in un mondo che cambia, la chiesa ortodossa rimane profondamente legata alle sue radici, anche quando le tradizioni sono segno di un passato che non parla più. Quindi non dialoga granché con la modernità (eccetto il tema del divorzio), e si dedica alla liturgia. Ci parla anche del clero, che si distingue tra preti e monaci, e le suore che vivono in convento.
Il monastero in questione è dovuto ad un eremita, appunto Neofito. La sua biografia racconta che i suoi genitori, poveri contadini delle montagne cipriote, lo destinano ad un matrimonio combinato. Motivo per cui scappa in convento. Da qui il desiderio di un eremo. Ne trova uno abbandonato, scavato nella montagna, se ne impossessa, e vi resta fino alla fine. Passerà il tempo a scrivere icone, perfino con la firma propria, motivo per cui è detto “presuntuoso”. La guida racconta che le icone sono arte e preghiera: infatti il luogo è ricco di icone e affreschi, con il dettaglio curioso dei volti “brutti”, scarnificati e allungati (del resto il monaco che ci osserva non pare certo un modello). C’è davvero un buon silenzio. Ovunque andiamo, troviamo tanti gatti: probabilmente qui è considerato un animale sacro, se no non si spiega.
La visita alle tombe dei re, cioè la necropoli dei signorotti di Paphos, anticipa di poco il pranzo. Al ristorante: bel posto, vista mare, non delude le attese, giusto il tempo della pioggia.
Ultima sosta nella chiesa per la messa. Qui a Paphos tradizione vuole che sia avvenuto l’abbraccio tra San Barnaba (dopo i suoi viaggi era tornato alla sua terra d’origine) e san Paolo (di passaggio mentre è condotto a Roma per il suo processo): erano stati grandi amici, poi si erano separati e ora si ritrovano. Non si rivedranno più. La chiesetta è graziosa, data dagli ortodossi alla piccola comunità cattolica, che la condivide con gli anglicani. La regge un vecchio parroco francescano, forse irlandese, un po’ borbottone, padre Jim (più o meno). Li vicino, una grossa pietra bianca su cui si narra che san Paolo fu flagellato. Infine si torna. Quindi cena, serata in “cambusa” tra giochi e risate insieme, riposo. E fu sera e fu mattina, terzo giorno.

Cipro l’isola dell’ abbraccio 4
Giovedì 6 febbraio. Pronti via, cominciamo con la s. Messa nella chiesa di santa Caterina a Limassol, poco distante dall’ hotel. L’interno è luminoso e semplice, ricordiamo chi ha chiesto una preghiera o avrebbe desiderato partecipare a questo viaggio. Poco più in là c’è la chiesa ortodossa dedicata a Maria. Quasi per tutti entrare nella moschea martedì è stata la prima volta, ma anche visitare le chiese ortodosse ci ispirano continuamente delle sorprese. Quantomeno apprezziamo la comodità delle sedie, fatte apposta per resistere in piedi o riposare seduti (ideali per liturgie non esattamente brevi). Il centro città è piacevole, invita a passeggiare sul cristallino lungomare. Seconda tappa è il castello di Kolossi con le sue ripide scale e gradini. In questi giorni la sindrome del gradino ci ha spesso accompagnato e talvolta colpito, specialmente chi ha avuto uno scontro diretto con il pavimento. A Kourion visitiamo una bellissima casa con annesso anfiteatro e terme: il pregio lo dà la distesa di verde intorno, che lambisce le acque del mare. Il panorama è di grande orizzonte. Le tragedie greche che ancora vi si recitano hanno questo come sfondo. Tra l’altro la guida ci ha ricordato alcuni racconti della mitologia greca, che puntualmente finiscono un po’ male. Il successivo villaggio di Omodos è località turistica, rinomata per il pane ed il vino tipici, circondato dai monti Trodos. Chi l’avrebbe detto che a Cipro potesse nevicare? La spolverata bianca porta anche aria fredda, motivo opportuno per bere qualche liquore che scalda. Visitiamo qui il monastero della Croce: a quanto pare qui è stata trovata una reliquia della stessa. La guida ci racconta come gli ortodossi ricevono la comunione: con entrambe le specie su di un cucchiaio che passa di bocca in bocca, senza essere lavato. Proviamo anche noi? Questo luogo è ideale per lo shopping compulsivo, ma il freddo spinge i pellegrini sul pullman. Quindi si torna a Limassol. Cena, preghiera e breve serata di poesie (in lituano, siciliano e veneto). E fu sera e fu mattina, quarto giorno.

Cipro l’isola dell’ abbraccio 5
Venerdì 7 febbraio. Salutiamo Limassol e il mare che ci fa da panorama durante le colazioni. In queste ultime ore nell’ isola ci muoviamo verso Nicosia. Durante il viaggio la guida ci illustra sviluppi e difficoltà degli ultimi anni in Cipro, specialmente le speculazioni finanziarie e la presenza di riciclo di denaro sporco, in primis russi e cinesi. S’intende che la loro isola è usata per altri scopi. La visita successiva al museo archeologico rivela una notevole abbondanza e bellezza di reperti primitivi. Si capisce che questa terra è stata sempre abitata. Nonostante questo, la gran parte delle opere hanno preso la via di altri paesi e collezioni private. Tra i manufatti, una bellissima Afrodite.
Altra tappa è la cattedrale ortodossa e il palazzo vescovile, dove ha abitato il vescovo Makario, che per diversi anni è stato il presidente dell’isola, in una strana posizione religiosa e politica. La cattedrale è tutta ancora riccamente adornata. Ci colpisce specialmente il drago mangiafuoco che brucia i peccatori, tra cui i preti cattolici e ortodossi. Di passaggio, la statua della libertà, che osserva i ciprioti uscire dalla prigione della dipendenza inglese.
Ritorniamo poi a Larnaca al punto di partenza, per un po’ di shopping. Infine, pranzo finale che vale per tre giorni! A proposito, in questi giorni abbiamo davvero mangiato tanto e molto bene, gustato la ricca cucina locale, da consigliare ad amici e parenti. Come potremo consigliare questa bella isola, piena di storia, arte, fede, tra luci e contraddizioni. Salutiamo anche la guida Nikos (direi “Treccani” per gli amici, ma visto il luogo, è meglio “Tregatti”) che conosce davvero molte cose e ce le ha raccontate volentieri. È tornato il bel sole caldo, che rivedremo a Cinisello a primavera se va bene… Dunque ci rimettiamo in viaggio. Anche per Grazia è stato il battesimo di volo. Viaggio di ritorno tranquillo… E siamo di nuovo a Cinisello. E fu sera e fu mattina. Ultimo giorno. Grazie a tutti!

                                                                                             Don Andrea

 

Nessun commento

Aggiungi commento