BASTA. L’amore che salva e il male insopportabile

Con la data dell’8 settembre comincia l’anno pastorale diocesano, con la festa della Natività di Maria, a cui è dedicato il nostro Duomo di Milano. Puntualmente, è disponibile nelle librerie cattoliche la lettera del nostro Arcivescovo Mario, accessibile anche online (clicca qui). Lui spiega il significato del titolo: «è l’invito a rinnovare la fiducia nella grazia di Dio che basta per perseverare nella vita cristiana e propone di dire “basta!” al male con cui i figli degli uomini tormentano gli altri e se stessi».
Vengono poi citati due appuntamenti: la canonizzazione di Carlo Acutis (20 ottobre) e i 1.700 anni dal Concilio di Nicea. Ma il 2025 sarà caratterizzato, soprattutto, dal Giubileo della Chiesa universale, al via il prossimo 24 dicembre.
Richiamando la tradizione biblica l’Arcivescovo, nel capitolo «Lasciate riposare la terra», scrive: «La tradizione operosa delle nostre comunità espone alla frenesia. Ritengo pertanto doveroso richiamare il primato della grazia e la dimensione contemplativa della vita, nell’ascolto della Parola e nella centralità della Pasqua di Gesù». Dunque, aggiunge, «nell’anno giubilare è opportuno che ci sia un tempo, per esempio il mese di gennaio, per sospendere le attività ordinarie e raccogliersi in una preghiera più distesa, in conversazioni più gratuite, in serate familiari più tranquille».
Il Giubileo invita ad accogliere il dono della vita nuova. La “vita vecchia” è insopportabile: basta con il peccato!». Da qui, anzitutto, un richiamo a dedicare una speciale attenzione al sacramento della Riconciliazione e curare la celebrazione comunitaria della Riconciliazione». La riflessione dell’Arcivescovo si sposta poi su quella sociale, con riferimento in particolare ai conflitti in corso. Seguono alcuni suggerimenti su come le comunità cristiane potrebbero concretamente promuovere una educazione alla pace.
«In una società innovativa, operosa, aperta e insieme incerta, spaventata, disperata – conclude monsignor Delpini – insieme con tutta la Chiesa italiana la nostra comunità cristiana ambrosiana vive la fecondità del seme, del sale, del lievito perché si conferma e si riconosce come il tralcio unito alla vite che solo così può portare molto frutto, secondo la promessa e lo stile di Gesù».
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