Ascolta il mio grido Signore – I domenica di Quaresima

Inizia il tempo della Quaresima, che ci fa rivivere gli eventi drammatici e gloriosi della passione di Nostro Signore. C’è un momento nella narrazione delle sue ultime ore in cui tutto si ferma, perfino la celebrazione, in un istante sospeso lungo come l’eternità. È l’attimo prima della fine: Gesù dando un alto grido, spirò. In queste settimane diamo voce a quel grido. Il quale più che un urlo a squarciagola, pare un grosso rantolo, un’espressione soffocata, lo sfogo del respiro dai polmoni. Vorrei accompagnare questo urlo soffocato ai tanti altri gridi umani, che faticano a venire fuori, specialmente se nessuno li ascolta. Quindi non le urla sguaiate da stadio, né quelle ridondanti dei mercati, nè quelle rumorose di certe musiche ad alto volume. Piuttosto penso alle voci, perfino le nostre, che rimangono lì come un groppo in gola, con il bisogno di trovare libertà, come acqua sorgente. Nella scorsa Quaresima abbiamo guardato l’Altro dalla prospettiva del dolore: “Dalle tue ferite ti vedo” ricordate? In questo nuovo percorso vogliamo prestare orecchio alle voci nascoste, sussurrate, dolenti. Il grido di Gesù in croce ci sia di buon aiuto. Ogni domenica quindi ascolteremo un grido speciale. Il primo è quello della Terra. Il quadro esposto disegna la foresta Amazzonica nella sua verde biodiversità: la deforestazione, gli incendi, le guerre, lo sfruttamento la stanno distruggendo. Per questo è uno dei simboli attuali dell’accanimento dell’uomo contro la natura. Una delle intenzioni del Giubileo è proprio di lasciar riposare la Terra, ridarle cura e salute. La pagina delle tentazioni è ambientata in un deserto: ciò che rimane della Terra quando prevalgono l’arroganza del potere, del prestigio e del denaro. Ma la nostra Terra grida il Suo bisogno di cura. Invece da una parte all’altra del pianeta assistiamo al massacro prodotto dall’inquinamento, dalla sporcizia, dalla distruzione, dall’abuso dei beni naturali. Non è solo una questione ecologica, ma proprio di cura del creato. In questo tempo giubilare ascoltare la voce del mare, il silenzio delle vette, la brezza dei boschi, il suono dell’aria e i milioni di linguaggi delle specie animali e vegetali dovrebbe renderci quantomeno più saggi. Specialmente per chi, dietro tutto questo, sente la voce misteriosa di Dio.

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