Ascolta il mio grido Signore – II domenica di Quaresima

Il dialogo tra la donna samaritana e Gesù al pozzo di Sicar occupa uno spazio abbondante, perfino inusuale, sproporzionato rispetto agli altri personaggi narrati nel Vangelo di Giovanni e si interrompe all’arrivo dei discepoli: una forzatura che le ricaccia le parole in gola proprio nel momento in cui la donna avrebbe potuto liberare tanti pensieri interiori.
Sembra una storia lontana, eppure è molto comune, specialmente quando i discorsi personali rimangono ad un livello superficiale. Ma sappiamo bene che raggiungono situazioni estreme quando la libertà di parola viene proprio tolta.
Il grido soffocato di Gesù sulla croce oggi lo sentiamo riflesso nella voce nascosta sotto il burqa delle donne afgane e iraniane.
Le leggi islamiche talebane impediscono la possibilità di studiare, di uscire di casa in modo autonomo, di vestirsi senza nascondersi, di cantare, perfino di guardare fuori dalle finestre e non si sa dove la follia può condurre ancora. Chi osa opporsi rischia la vita. Ma il grido della libertà è lì, soffocato sotto il velo.
Prova a raccontarcelo una giovane artista di strada, che disegna graffiti di nascosto tra i vicoli di Kabul. Si chiama Shamsia Hassani. Il suo soggetto è appunto una donna senza bocca (del resto, a che serve se non si può parlare?), con gli occhi chiusi che si muove con una tastiera tra le braccia senza poterla suonare, oppure con un fiore bianco segno di speranza. È vestita con abiti colorati che risaltano il volto luminoso. Intorno a lei, le ombre scure dei talebani si impongono con prepotenza e cercano invano di spaventarla.
Una storia di resistenza, chissà quante altre ce ne sono. Voci nascoste che non conosciamo. Il quadro esposto riguarda proprio uno dei suoi disegni, ce ne sono arrivati anche altri. Puntualmente, i suoi murales vengono presto cancellati dai talebani.
Per vedere la mostra esposta in chiesa, che viene aggiornata settimanalmente, clicca qui
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