“Gioia di abbondanza, abbondanza di gioia” (Gv 10, 27-30) di Daniele Ferron SJ

Spesso sono tante le voci che affollano il nostro cuore. Lo spirito buono e quello cattivo, la voce del Signore, le inclinazioni personali… a volte ci si trova una matassa da cui è davvero difficile levarsi e sembra che, addirittura, la preghiera, invece di aiutare, complichi le cose! Chi, avendo un po’ di vita di preghiera, non ha mai provato questa situazione paradossale?
[…] ritornare all’essenziale. In fondo, la voce a cui tutte le altre devono fare riferimento, sempre, per non perdersi, quella che orienta i nostri desideri più profondi, è la voce di Gesù che ci parla con lo Spirito. Il nostro cuore la sente e la riconosce, perché è una voce portatrice di Vita, la vita eterna che viene dal Padre stesso e che il Signore ci comunica. Sembra astratto, ma non lo è.
Ce ne accorgiamo nei momenti di consolazione, di grande gioia che trova chi cerca il Signore con animo sincero. È una forma di gioia profonda, che riempie e che ci dona la certezza di essere amati, la gioia dopo una bella confessione, dopo un ritiro, dopo esserci riconciliati con un amico o una persona cara magari in seguito a un litigio, dopo essere stati bene con la persona che si ama…
Qualcosa di semplice, che va gustato e chiesto come grazia nella vita. È la gioia del Vangelo, che supera tristezze, desolazioni, contrarietà e litigi, che anima la comunità cristiana e le relazioni, perché non ci abbandona. Nessuno strapperà dalla mano del Signore le sue pecore. È con questa certezza che possiamo chiedere questa gioia che viene da Dio.

Daniele Ferron SJ

Il frutto visibile di una fede viva è la gioia. Anche umanamente, quando c’è il massimo di amore c’è felicità.

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