Verso il Natale: il Bambino, i Bambini…..nati dall’Amore
Ci avevano insegnato bene, da piccoli: per Natale ci vuole la poesia. Non intendo tutto l’apparato scenografico di alberelli, babbi natale e musiche tradizionali, pacchetti e nastrini, la neve che vien giù, perfino il presepe (dal più artigianale al più umile).
Ci vuole proprio la poesia. Ovvero quelle parole, le più belle che l’animo umano possa esprimere nella sua forma più alta nobile e gentile, per dire quello che in fondo ci sfugge: cioè che il Natale di Gesù è un mistero grande, superlativo, bellissimo. E decisamente troppo per noi, abituati come siamo a tante bassezze. Supera le leggi della materia, del mercato, dei poteri. E ci spiazza.
Ce l’hanno insegnato bene, da piccoli. Quando prima del pranzo natalizio il bambino recita la poesia: non era uno scherzo, né un gioco, era proprio una cosa seria. Una finestra aperta sul mistero. E, non a caso, ci vuole proprio la voce di un bambino.
Ora, io non so se questo gesto si usa ancora. Forse no. Forse perché è difficile l’arte del ricordare, dell’imparare a memoria. O forse perché la poesia ci è scappata. O meglio, ammutolita da tante immagini pericolose, che tolgono il sonno. Tanto che, a vederle, viene istintivo abbracciare il proprio figlio, e proteggerlo. In questo cammino verso il Natale, il Bambino ci faccia ricordare i bambini, nelle nostre case, nella nostra parrocchia, e anche i bambini di ogni popolo, quelli lontani. Sarà importante trovare spazi attività e linguaggi adeguati e protetti, adatti a loro, e imparare ad osservare la realtà come lo vedono appunto quegli occhi da bambini. Chissà che il Bambino del Natale ci raggiunga e ci cambi sul serio. Chissà che un bambino si metta in piedi sulla sedia, come un trono regale, e reciti la sua poesia. E come colonna sonora non sarà fuori posto se, tra un “Bianco Natal” e “Tu scendi dalle stelle” e le dolcissime canzoni natalizie, ci mettiamo per esempio anche un “Bambini” di Paola Turci. Per esempio.
Buon Avvento, don Andrea
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