Testimonianze Pellegrinaggio Campi di Concentramento

L’uomo che vale se è come gli altri     

di Alice Griziotti

Questo viaggio ci ha sicuramente fatto crescere sia come individui, sia come gruppo animatori.

La cosa che mi ha colpito di più durante questi quattro giorni nei luoghi della memoria, è stata la visita al castello di Hartheim, situato ad Alkoven in Austria.castello di Hartheim

Il castello di Hartheim abbiamo scoperto infatti essere uno dei sei campi di sterminio dell’Aktion T4, cioè il programma nazista di eutanasia che, sotto responsabilità medica, prevedeva la soppressione di persone affette da malattie genetiche inguaribili o da più o meno gravi malformazioni fisiche cioè delle cosiddette “vite indegne di essere vissute”.

Non l’avevo mai sentito nominare e, grazie a quest’esperienza, forse ho capito perché non ne parla nessuno; dall’esterno appariva e appare come una costruzione fiabesca , accogliente, immersa nel verde dei campi, ma in realtà era il castello degli orrori!

E’ impensabile ad oggi sapere che almeno 30.000 persone (per la maggior parte bambini ritenuti dai nazimonumento vittimesti “non normali” solo perché non rispettavano gli standard fisici imposti dai nazisti o la loro idea di “bellezza” ) vennero usate, senza anestesia, come cavie per studi ed esperimenti e in seguito bolliti e tritati, diventando concime per i campi circostanti.

E’impossibile comprendere il motivo per cui avvennero tutte queste crudeltà e altrettanto difficile perdonare.

Cos’è’ l’uomo perchè te ne curi?

di Sonia SimiMauthausen

Il viaggio di aprile in Germania, nei luoghi della memoria, è stato molto toccante e istruttivo.
E’ durato solo quattro giorni, ma è stato un viaggio intenso e impegnativo.

Siamo stati chiamati a riflettere ogni giorno su ciò che è stato e su ciò che l’uomo ha fatto con le sue stesse mani.
La sera, rientrando in albergo, veniva la parte più difficile della giornata; quando ero in camera, pronta per andare a dormire, mi ritrovavo sola con me stessa ed era inevitabile pensare e ripensare a ciò Camera gas Dachauche avevamo visto durante il giorno.

Ad entrare a Dachau, a Mauthausen e nel castello di Hartheim, c’era e c’è da rabbrividire: le condizioni in cui vivevano i deportati, l’annullamento della persona, la riduzione dell’uomo a semplice numero, i forni crematoi, la scala della morte, il filo spinato tutto intorno al campo, le baracche. Quel silenzio che regnava nei campi di concentramento era incredibile, nonostante ci fosse davvero tanta gente, era un silenzio che contava più di mille parole…e poi quella scritta all’ingresso “ Arbeit macht frei” , che in tedesco significa “il lavoro rende liberi”…ma  liberi da cosa?Cancello Dachau ridim

“Forse”, come ha scritto Primo Levi (deportato nel campo di concentramento di Auschwitz), “quanto è avvenuto non si può comprendere, non si deve comprendere, perché comprendere è come giustificare..; ma dobbiamo capire da dove nasce e stare in guardia. Se comprendere è impossibile, conoscere è necessario, perché ciò che è accaduto può ritornare, le coscienze possono nuovamente essere sedotte ed oscurate: anche le nostre.”

Quest’esperienza ha contribuito a rendere più unito il nostro gruppo animatori.

Quando eravamo nei campi di concentramento o al castello di Hartheim, una volta terminato il giro fatto tutti insi03.05.10 Mauthausen eme e terminata anche la spiegazione da parte della nostra guida Paolo Bruni e di don Emilio, venivamo lasciati liberi per una mezz’oretta di poter girare da soli in modo tale da riflettere e capitava così di incrociarci e di scambiarci opinioni e pensieri.

E’ un’esperienza assolutamente da vivere, consiglio a tutti di visitare questi posti almeno una volta nella vita. Io ero già stata a Dachau, ma tornarci dopo cinque anni ha suscitato in me nuove emozioni e sensazioni e son sicura che se dovessi ritornarci di nuovo tra altri cinque anni mi farebbe un nuovo effetto!

 

 

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