Sotto lo sguardo di San Pio X
La festa del nostro patrono è un passaggio importante, segna la linea di un inizio, quello del nostro anno pastorale ed è occasione per meditare sui passi compiuti nell’anno precedente. Non mi riferisco alle cose fatte, riportate nelle “cronache”, che registrano le nostre principali attività, ma quei passaggi, più o meno
prevedibili che abbiamo dovuto affrontare, quelle vicende che la vita ci ha messo davanti come dei nodi cruciali. Queste situazioni raccontano qualcosa che si muove, che spinge a riflettere, e quindi a dover scegliere.
1. Cosa succede quando cambia il parroco? Per sé si crea un movimento nascosto, personale, che porta a fare paragoni, cambiare abitudini, adattarsi; occorre darsi tempo per la reciproca conoscenza, fondamentale per un sincero apprezzamento. In realtà quando cambia il parroco, per chi crede nel Signore non cambia molto, perché alla fine la misura ultima e determinante è la fede in Lui. Abbiamo poi gioito per l’arrivo di suor Giovanna, un prezioso aiuto!
2. La ripartenza dal dopo covid non è stata scontata: c’era un chiaro desiderio di riaprire l’oratorio, un sano bisogno di ritrovarsi, un’impulsiva attesa a riprendere le cose di sempre. Tra restrizioni, protocolli vari (ce n’era uno diverso per ogni spazio), gente che vede le regole a modo suo, era urgente la necessità di ricreare delle relazioni, proprio per ricucire le distanze.
3. La santa Messa: per necessità ne celebriamo una in più per i ragazzi, da vivere con semplicità e con il loro linguaggio. Da lì nasce il coretto dei ragazzi. Questo fa pensare allo spessore umano di ogni celebrazione, non solo alla forma liturgica. Partecipare a messa è una scelta importante e qualcuno deve ancora farla, anche tra giovani ed adulti. Inoltre, è proprio importante andarci qui, nella nostra comunità, nonostante i difetti.
4. “Il Bambino, i bambini”: era la linea spirituale che ci ha portati al Natale, e che ha messo al centro, insieme con la nascita del Signore, anche i piccoli. É davvero importante che i bambini abbiano gli spazi adeguati a esprimersi, che imparino a costruire buone amicizie, che preghino a loro modo, che giochino per divertirsi. É un modo per mettersi al loro ascolto e aiutarli ad assumere quelle regole di cui, in realtà, hanno un disperato bisogno.
5. “40 giorni di tenerezza”: la linea spirituale della quaresima. La tenerezza sembra più un tema natalizio, per bambini. Invece non ha età, tocca a noi conservare la nostra tenerezza, specialmente crescendo da adulti, in un mondo ruvido e spigoloso, carico di tensioni. Anche la nostra comunità ne ha bisogno.
6. La guerra in Ucraina: è stato quel fatto disorientante ed imprevisto che ha segnato questi mesi con nuove paure. Aver accolto una famiglia, aver agito con carità, aver pregato con insistenza sono reazioni importanti, di chi sa creare le resistenze giuste.
7. La scuola dell’infanzia ha vissuto le difficoltà di tutte le scuole in tempo di covid, dovendo rispettare le norme in continuo cambiamento. La fatica è stata significativa, ne ha risentito quello spirito tipicamente salesiano, che ora deve tornare a splendere.
8. La questione economica, in rosso per il debito esistente. Il sentimento generale è di sentirsi spiazzati e sorpresi dalla notizia, forse delusi. Come in ogni casa, è bene essere chiari con i conti, perché anche da questo dipendono le scelte. Questo vuol dire saper risparmiare, evitare spese inutili, darsi da fare, perché certi debiti non si pagano da sé. I rincari ci inducono a fare ulteriore attenzione nell’uso di gas e corrente elettrica.
9. Il catechismo occupa buona parte delle nostre attività formative, da lì passano una gran quantità di bambini e ragazzi, con le loro famiglie: si tratta di una occasione di accoglienza e di incontro fondamentale, che culmina nel dono dei sacramenti. Ci vorrebbe per questo un grande squadrone di catechisti che si impegnano in questo.
10. “La relazione con…”: chi va da sé alla fine si isola. Per questo esiste un consiglio pastorale dove unire le diverse realtà della parrocchia; per questo si tratta di rimanere aperti con le parrocchie della città (sono importanti i segni con la Sacra Famiglia); per questo occorre imparare a collaborare tra i vari gruppi, imparare a camminare insieme.
Ecco, questi sono alcuni fatti che raccolgo dall’anno trascorso, e possono orientare scelte ed abitudini, quello che la vita ci mette davanti e a cui noi rispondiamo. Cosa ci riserverà quest’anno lo scopriremo, intanto sul piatto cominciamo a mettere qualcosa:
1. Kyrie, alleluya, amen: l’arcivescovo Mario chiede di rilanciare la preghiera, come segno distintivo del cristiano. Non è solo l’invito a pregare di più e meglio, ma pregare come Gesù, in forma personale e comunitaria. É importante che nasca un gruppo liturgico, che si preoccupi dell’animazione della messa e della preghiera, e si rinvigoriscano i ministeri della preghiera (coro, chierichetti, lettori, ministri eucaristia).
2. L’emergenza educativa e di servizio: prendersi cura degli altri nella forma del volontariato rappresenta un punto di onore per la nostra comunità e per le associazioni cittadine. La risposta di disponibilità è diminuita. Questo vale anche per il catechismo e i gruppi di ragazzi, che chiedono educatori. Ciascuno si chieda come può partecipare.
3. Forme di accoglienza: le famiglie che si avvicinano alla parrocchia quasi di striscio, per i sacramenti dei figli, per un’occasione di festa, per mangiare, per la Messa, per lo sport… Vari motivi, da cui sarebbe bello nascesse una relazione più forte, continuativa. Molto dipende dalla capacità di accogliere, integrare, offrire spazi e dialogo.
4. Parlare è importante. Ci sono dei luoghi già deputati alla condivisione dei pensieri, ma è importante in una comunità che ciascuno abbia la possibilità di esprimersi, in modo aperto e fraterno. Anche la Parola di Dio ha bisogno del suo spazio, come segno del nostro colloquio spirituale. Come fare per una buona comunicazione tra noi?
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