“Senza di me non potete fare nulla”

Carissimi,
oggi celebriamo la I Domenica dell’Avvento ambrosiano; celebrazione che si colloca in un tempo molto particolare, complesso, anzi complicato, e segnato da preoccupazione e sofferenza. Se tutto ciò è permesso, inevitabilmente deve avere un significato e questo significato il Signore ci permetterà di comprenderlo nella misura in cui affineremo l’ascolto nel cuore e la volontà di ben abitare questo tempo
liturgico. È questo il tempo dell’attesa, l’Avvento è anzitutto il tempo dell’attesa. Non dobbiamo dare per scontato chi si attende e in che modo si attende; l’abitudine del “già vissuto” potrebbe essere un grave ostacolo alla Novità che celebriamo.
Questo tempo liturgico ci è dato per verificare che cosa realmente noi attendiamo e che cosa abita il nostro cuore e muove o paralizza i nostri passi. Chi e che cosa attendiamo nella vita? Questa domanda è
necessaria e deve essere realmente abitata per capire la qualità dei nostri giorni. Non diamo per scontato che stiamo attendendo il Signore come fondamento del nostro esistere. Ricordiamo la parabola dei terreni (Mt 13, 1-23), anzi, rileggiamola meditandola nei prossimi giorni per capire chi siamo e che cosa, realmente, desideriamo. Con l’attesa dobbiamo curare il desiderio che è in noi; il desiderio di
comprendere chi siamo e tutto ciò che si pone come domanda profonda per dare senso ai nostri giorni.
Diamo spazio, senza paura, alle questioni decisive dell’esistenza: la vita, la morte, la gioia, il dolore, l’amore. Chi darà senso, risposta e pienezza a tutto ciò? Il termine desiderio, sappiamo bene, porta nel suo etimo il riferimento alle stelle, dunque, al cielo. Ogni volta che pronunciamo il termine desiderio è necessario riferirlo sempre al cielo, ovvero, al divino. Chi muove i nostri desideri, chi li può realizzare, dove cerchiamo la loro pienezza?
Attraverso un’autentica attesa e un vero desiderio possiamo vivere l’esperienza dell’Incontro con Chi si propone come definitiva risposta alla nostra sete di senso, di pienezza e di infinito. Questo incontro ci apre al dono dell’accoglienza. Oggi si parla molto dell’accoglienza e talvolta in modo parziale e riduttivo, se non abusando di questo termine prezioso e sacro. L’accoglienza si propone autentica solo se è dentro l’esperienza del sentirsi accolti per poter accogliere. Il Perfetto Accogliente, che chiede di essere accolto
definitivamente dal nostro cuore, può realizzare il nostro bisogno di accoglienza. Solo così diventeremo capaci di accoglierci, accogliendo. Ricordiamo sempre quanto il Signore ci ha detto: “Senza di me non potete fare nulla” (Gv 15,8).
Aiutiamoci, dunque, a custodire e a vivere il desiderio di essere incontrati dal Signore!
Quest’anno, così particolare, potrebbe suggerirci di fare un grande regalo a Gesù, un regalo da perpetuare ogni giorno, ovvero, realizzare quanto è detto nella terza lettera di Giovanni apostolo: ”Non ho gioia più grande di questa: sapere che i miei figli camminano nella Verità” (3Gv 1,4).
Santo Avvento.
don Emilio

Nessun commento

Aggiungi commento