San Giuseppe
I testi biblici relativi a Giuseppe, lo sposo di Maria e padre legale di Gesù, sono scarsi e lacunosi. L’evangelista Marco non parla mai di Giuseppe, ma riporta quanto dicono i nazareni, secondo i quali Gesù è il figlio di Maria, e che lui fa il carpentiere. Matteo e Luca lo indicano come sposo di Maria e padre legale di Gesù “figlio del carpentiere”. Il termine greco téktôn corrisponde al latino faber e indica un artigiano che lavora il legno o la pietra. Concretamente si può pensare al lavoro del carraio, o del fabbricante di aratri e di strumenti per l’agricoltura, nonché al classico falegname. Ciò significa che Gesù ha imparato il mestiere da Giuseppe e ne deve aver rilevato l’attività alla sua morte; risulta pertanto il ritratto di una condizione economica dignitosa della famiglia di Giuseppe, anche se non agiata. Tale condizione permette ad esempio, a Giuseppe e a Maria, di recarsi ogni anno in pellegrinaggio a Gerusalemme, affrontando le spese del viaggio.
La giustizia di Giuseppe, non è solo quella dell’osservanza dei comandamenti, ma è ricerca integrale della volontà divina. Rimarrà così accanto alla sua donna quale sposo fedele, e a quel bimbo quale figura paterna responsabile. Il segno è espresso dal fatto che Giuseppe dà il nome a Gesù, che gli conferisce la sua identità sociale e può essere riconosciuto quale discendente di Davide. Quando l’angelo comanda a Giuseppe di rifugiarsi in Egitto per sottrarsi alla minaccia di Erode, il testo evangelico annota che Giuseppe “destatosi, prese con sé il bambino e sua madre nella notte, e fuggì in Egitto”. Questa “notte” non è soltanto un’indicazione cronologica, ma assume lo spessore simbolico del tema della notte nei testi biblici. In questo senso Giuseppe emerge come colui che custodisce e provvede al bambino quando è giorno, e tutto è facile, scontato e solare, ma anche lo prende con sé nella notte, quando le difficoltà aumentano, e si espandono le tenebre del dubbio, dell’agguato e del terrore. Gli ultimi fatti evangelici che vedono coinvolto Giuseppe sono quelli dello smarrimento di Gesù al tempio e il ritorno alla vita di Nazaret. In quegli anni segreti Gesù entra nell’età adulta: il contributo di Giuseppe dev’essere stato molto rilevante per il proprio mestiere e la conoscenza della Tôrah, che nel giudaismo è affidata alla figura paterna. Sempre a Nazaret scompare la figura evangelica di Giuseppe, che infatti non appare più durante la vita pubblica di Gesù.
(Gianfranco Ravasi)
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