Sabatour al Museo Egizio di Torino e Palazzo Carignano, del 25 gennaio 2020
Meta di questo sabatour è stato il Museo Egizio di Torino, che è considerato, per valore e quantità di reperti, il più importante al mondo dopo quello del Cairo: nel 2019 ha avuto quasi 900.000 visitatori, posizionandosi così tra i musei più visitati d’Italia.
Al suo interno si possono trovare mummie, papiri e tutto ciò che riguarda l’antico Egitto (compresi animali imbalsamati): i ritrovamenti sono dislocati in uno spazio visitabile di 12.000 mq, disposti su 4 piani.
Ma la cosa affascinante è che vi era ancora allestita la mostra “Archeologia Invisibile”: nuove tecnologie al servizio della storia, una rivoluzione digitale che permette di leggere i siti archeologici, i loro reperti e resti umani e scoprire così l’invisibile, quello che sfugge alla lettura superficiale.
Una mummia è un corpo conservato avvolto nelle bende, ma se osservato attraverso strumenti tecnologici, può raccontare la storia di quel corpo e di tutto un popolo. Infatti raggi x hanno rivelato i gioielli con cui sono stati sepolti: le mummie sono state lasciate intatte, ma i monili ricostruiti sono esposti in una vetrina.
La mostra si sviluppa attraverso tre sezioni dedicate alle fasi di scavo, alle analisi diagnostiche, al restauro e alla conservazione: è stato, infatti, scelto un allestimento a metà strada tra passato e futuro, dove accanto ai reperti originali trova spazio la tecnologia.
Grazie alla chimica, alla fisica o alla radiologia, le collezioni dei reperti del Museo Egizio di Torino hanno rivelato elementi e notizie che erano ancora rimasti ignoti. Le nuove tecnologie di fatto hanno messo a disposizione degli egittologi nuovi strumenti non solo per ricostruire usi e costumi del passato, ma soprattutto per definire gli interventi di restauro più appropriati.
Nel pomeriggio, dopo il pranzo al sacco, (che qualcuno ha quasi saltato per andare a vedere la Mole Antonelliana) abbiamo visitato il Palazzo Carignano, in pieno centro storico di Torino, uno dei più suggestivi ed imponenti palazzi del Seicento italiano di architettura barocca piemontese, patrimonio dell’Unesco
Il palazzo fu progettato dall’architetto modenese Guarino Guarini per volere di Emanuele Filiberto. I lavori di costruzione del palazzo iniziarono nel 1679 e terminarono nel 1685. Dieci anni più tardi l’edificio divenne la dimora ufficiale dei Principi di Carignano, ramo cadetto di casa Savoia.
Dal punto di vista architettonico, è uno degli esempi più belli di Barocco italiano. La facciata del palazzo dalla parte di Piazza Carignano è in cotto ed ha uno stile curvilineo in un gioco di alternanze di parti concave e parti convesse. La facciata posteriore, che fu costruita alla fine dell’800, ha uno stile eclettico caratterizzato dall’utilizzo di pietra bianca e stucco rosa, bellissime colonne ed un porticato.
L’interno del palazzo è ricco di affreschi, stucchi e decorazioni Al piano terreno si possono visitare gli Appartamenti dei Principi di Carignano riaperti al pubblico nel 2011 grazie al sostegno della Compagnia di San Paolo.
Un po’ di tempo per lo shopping compulsivo (bicerin, gianduiotti, un caffè….) prima di tornare al pullman. E durante il viaggio il Santo Rosario per concludere al meglio la giornata.
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