Quello che si impara dalle ferite
La recente festa pasquale, con la luce grandiosa del Risorto, è la bella conclusione di un percorso di quaresima segnato da quell’opera d’arte all’ingresso della nostra chiesa. Invitava ad osservare le persone dalle loro ferite, anzi, perfino dalla ferita del costato del Signore: un punto di vista che insiste sulle nostre fragilità e vulnerabilità. Cosa abbiamo scoperto in quelle settimane? Per esempio, ricordiamo alcune esperienze che si sono realizzate:
• Il pellegrinaggio ad Assisi-Loreto-Cascia: alcuni partecipanti erano di età avanzata eppure, sostenuti anche dagli altri, hanno affrontato i disagi e le fatiche con leggerezza, specialmente attratti dalla forza spirituale dei luoghi visitati. Ce l’hanno fatta, a dispetto della loro fragilità.
• Al museo diocesano è ancora esposta (fino al 14 aprile) la mostra “Divine creature”, dove troviamo come guide i ragazzi dell’Anffas di Cinisello. Chi l’ha visitata, ha apprezzato le opere ma soprattutto il loro impegno e la preparazione, e ha notato come loro stessi l’abbiano vissuta in prima persona, come qualcosa che li riguarda e li trasforma.
• La visita ai malati del nostro quartiere rivela un continuo e profondo attaccamento alla preghiera. Sono persone che non escono molto di casa, ma nella loro casa fanno entrare il mondo, e specialmente la nostra comunità. Dicono che “non possono venire in parrocchia, ma pregano per noi”. È un bel modo di essere presenti .
• La carità di quaresima si è rivelata ancora non solo come una raccolta di fondi, ma come uno sguardo su vicende di povertà, di marginalità, di bisogno: tre progetti di carità, uno in Libano, uno in Perù, uno alla casa di accoglienza di Cinisello. Sono risposte concrete a situazione fragili.
• La ripresa di incontri di preghiera per persone che hanno sofferto per una separazione del matrimonio, come forma di accompagnamento e vicinanza
• Una pizza da PizzAut: è la sorpresa di una cena, dove cuochi e camerieri sono ragazzi con autismo. Una esperienza straordinaria, un lavoro che ha permesso a loro di scoprire un modo di vivere in autonomia e in dignità. E la pizza è proprio gustosa.
Preziose esperienze, dunque, come sguardi puliti su ferite da cui è nato qualcosa di bello.
La quaresima è terminata, ma abbiamo ancora molto da imparare da queste ferite.
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