Qualcosa che brilla – Inaugurando il nuovo campo

A volte ci si può emozionare. Succede come un brivido imprevisto, sottopelle, che ci raggiunge mentre si pensa ad altro. Come un raggio di sole che si fa largo, anche solo per poco, tra un cielo di nuvolosa primavera. Quel momento un po’ magico va raccolto, gustato e conservato. Poi si ricomincia. Succede a tutti qualcosa del genere: attimi che offrono un senso bello alla vita, in tante faccende affaccendata. A me capita mentre sto attraversando il nuovo campo dell’oratorio. Mi fermo e noto questi dettagli, tutti in contemporanea: un posatore pettina il manto nuovo, altri preparano il fondo del campetto di sabbia per stendere il manto precedente, di cui la Serenissima si fa carico nelle spese (ma quanto costa oggi smaltire l’erba sintetica!); gli uomini riordinano la cucina e preparano per la festa, scaricando gli alimenti da un furgone; in chiesa le donne puliscono il pavimento, come ogni settimana, ma ancora meglio per le prime comunioni; nella scuola dell’infanzia, oltre al compito ordinario della cura dei piccoli, sento i rumori per dei lavori di manutenzione; noto Ali raccogliere la spazzatura, un po’ ovunque (impareremo mai a lasciare pulito?); altre donne chiedono le chiavi per lavori di segreteria; immagino anche che qualche anziano stia pregando in casa propria. Questa è la fotografia di un solo attimo. Altri suoni e persone riempiranno la giornata della nostra comunità. Mi fermo dunque, e raccolgo tutto questo muoversi come una leggera emozione. Sembriamo davvero come formichine che spostano elefanti.
Cosa faremmo da soli?
Arriviamo dunque ad inaugurare il nuovo campo dell’oratorio. Il taglio del nastro è solo l’ultimo istante di un lungo processo: abbiamo riflettuto e condiviso pensieri e suggerimenti, nel consiglio pastorale e nella Serenissima; ci siamo confrontati sulle reali risorse economiche della nostra comunità e sulle diverse proposte che ci giungevano dalle imprese; abbiamo cercato una sintonia generale, per sostenere uno sforzo comune. Ora raccogliamo questo attimo, ma custodiamo nella memoria lo svolgersi di tutti questi passaggi importanti. Tanti, a piedi scalzi o con le scarpe, giocheranno su questi campi e nei nostri spazi comuni, costruiranno amicizie, avranno qualcosa di bello da raccontare, forse perfino si scontreranno (si sa, con tanti palloni che corrono…) ma ci sarà sempre il modo per riprendere. Sono storie che Dio ci concede di vivere nel nostro modesto fazzoletto di terra: storie piccole, ma sufficienti per dare senso alla vita. É qualcosa che brilla.  Un’emozione, chissà. Poi si ricomincia.   Grazie!                                                          Don Andrea

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