Preghiera a Maria, donna elegante
Santa Maria, donna elegante, dal momento che vestivi così bene, regalaci, un po’ dei tuoi abiti. Aprici il guardaroba. Abituaci ai tuoi gusti. Lo sai bene, ci riferiamo a quei capi di abbigliamento interiore che adornarono la tua esistenza terrena: la gratitudine, la semplicità, la misura delle parole, la trasparenza, la tenerezza, lo stupore. Sono abiti che non sono ancora passati di moda. Svelaci, ti preghiamo, il segreto della tua linea. Innamoraci della tua finezza. Preservaci da quelle cadute di stile che mettono così spesso a nudo la nostra volgarità. Donaci un ritaglio del tuo velo di sposa. E facci scoprire nello splendore della natura e dell’arte i segni dell’eleganza di Dio. Santa Maria, donna elegante, liberaci dallo spirito rozzo che, nonostante i vestiti raffinati, esplode in violenze verbali nei confronti del prossimo. Come siamo lontani dalla tua eleganza spirituale! Indossiamo abiti firmati, ma i gesti del rapporto umano rimangono sgraziati. Ci spalmiamo la pelle con i profumi di classe, ma il volto trasuda ambiguità. Ci mettiamo in bocca i più ricercati dentifrici, ma il linguaggio che ne esce è da trivio. Il vocabolario si è fatto greve. L’insulto è divenuto costume. Le buone creanze sono in ribasso. Donaci, perciò, un soprassalto di grazia che compensi le nostre intemperanze. Santa Maria, donna elegante, tu che hai colto con tanta attenzione il passaggio di Dio nella tua vita, fa’ che anche noi possiamo captare la sua brezza. Occorrono antenne delicate per registrare la sua presenza, un orecchio sensibile per percepire il frusciare dei suoi passi. Aiutarci a intuire la delicatezza di Dio in quella espressione biblica con la quale egli, il Signore, esprime quasi il pudore di disturbarci: «Ecco io sto alla porta e busso. Se uno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui, ed egli con me». Rendici pronti a rispondere, con la tua stessa finezza di stile, al suo discreto bussare. Così che possiamo aprirgli subito la porta, e fargli festa, e condurlo a tavola con noi. Anzi, visto che lui si ferma, perché non rimani a cena anche tu?
Don Tonino Bello
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