Nel paese dove manca la Zeta. Salutiamo Don Mathias!

Raccontano gli antichi maestri che è bello stare in Tanzania: il Kilimangiaro svetta con i suoi quasi seimila metri sopra un piacevole susseguirsi di altipiani e pianure; il Lago Vittoria, il più grande del continente, è dolce culla del fertile Nilo; le sue isole, tra cui Zanzibar, sono magici lembi di terra, piccole zattere affacciate all’Oceano Indiano. Raccontano gli antichi maestri che in questi luoghi misteriosi, insieme con simpatici animali come le zebre e altri pericolosi come i leoni, vivono tribù dai nobili nomi, note anche in Italia grazie a una vecchia canzone, e queste tribù parlano una lingua in comune, lo swahili. Raccontano gli antichi maestri che in questo paese c’è il desiderio di vivere in pace, e di ringraziare Dio per i molti frutti con cui benedice le semplici tavole familiari: cose piccole, ma sufficienti per una vita gradevole. Questo, a detta degli antichi, basta per condividere buone avventure e realizzare tante cose belle. Ma allora, don Mathias, perché sei venuto qui a Cinisello, nella nostra parrocchia? Forse perché a un certo punto, gli antichi maestri si sono accorti che nel loro vocabolario manca una lettera, la zeta: quando provano a pronunciarla esce un suono diverso, come una esse un po’ stanca. Oltretutto questa lettera impertinente si infila nel nome stesso del paese e della sua più famosa isola. Così si sono detti: «bisogna trovare qualcuno che impari questa lettera, e poi ce la insegni. Così potremo arricchire la nostra vita con parole nuove da raccontare ai nostri nipoti!». Infine, la decisione: «mandiamo don Mathias in Italia! Imparerà e ci insegnerà!». Così sei giunto, don Mathias, nella nostra città dove in realtà hai studiato teologia spirituale e hai condiviso tante situazioni nella nostra parrocchia… Ora, non sappiamo se la zeta l’hai imparata o no. É certo però che nella “serata Tanzania” hai scoperto il racconto affettuoso della nostra comunità, con cui hai camminato in più di tre anni, che ti ha riconosciuto il bene seminato in modestia e simpatia: un segno di gratitudine che rimarrà scritto nel cuore, e ti accompagnerà nel tuo prossimo servizio di parroco. Così succede: uno cerca una qualche “zeta”, e trova invece tutto il resto… Buon ritorno in Tanzania, dunque!
Che sia in bicicletta, con i pattini, o a cavallo di un elefante, l’augurio è di sentirti “moltiplicato”, come chi ha vissuto intensamente i suoi giorni, benedetti da Dio, che ci porta ovunque nel mondo per farci sentire ovunque a casa!

Grazie!!! Don Andrea… a nome di tutti

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