Lo sprint di Pasqua
Di fatto, quella notte non finiva mai, era popolata dall’incubo del venerdì, con la morte del Signore. Nessuno prendeva sonno: le donne all’erta, preoccupate di preparare gli oli per Gesù; i discepoli, impauriti dal timore di essere arrestati; Pilato, in lite con la moglie che lo rimproverava “guarda cos’hai combinato! Bell’affare! Te l’avevo detto di lasciar stare quel giusto, ma tu non mi ascolti mai!”; solo Barabba andava da un bar all’altro bevendo alla sua liberazione, e a tutti diceva “Invece del Galileo hanno scelto me! Offro io! Vino per tutti!”.
Poi venne l’alba, chiara e fresca. Le donne uscirono, poi ritornarono come sconvolte: balbettavano un “andate al sepolcro, presto! Lui è…” Quasi non riuscirono a finire la frase che Pietro e il discepolo amato erano già in strada, e correvano. Ma si sa, i giovani sono più scattanti.
Infatti, il discepolo si fermava ad ogni incrocio e gridava a Pietro “sbrigati!”. L’altro sbuffava “aspettami, mi manca il fiato!”. Finché arrivarono, videro e tornarono, più leggeri. Ritrovarono le donne, e fu proprio un bel momento. Passava di lì anche Barabba, con una bottiglia in mano, e sbraitò “io vi conosco, eravate con il Galileo, ma invece di Lui hanno scelto me! Lui morto, io vivo…”. E giù una parola volgare. Ma le donne non lo lasciarono continuare: “tranquillo giovanotto, toccherà anche a te prima o poi, ma intanto Lui è risorto!”. Anche gli apostoli lo stuzzicavano: “bella roba, una vita da ubriacone…” e se ne andarono di corsa. Sembrava che perfino cantassero. Barabba ci restò male: lui solo in mezzo ad una strada, sbronzo come una spugna, come uno che ha perso qualcosa d’importante. Il sole già brillava. Era proprio una bella giornata.
Dedicato a tutti quelli che corrono sempre per mille ragioni d’amore, perché siano benedetti dalla luce della Pasqua!
Don Andrea, con don Luigi, don Mathias,
don Marco, suor Giovanna, suor Donatella
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