Lettera Maiuscola: una preghiera per ripartire bene

All’uscita del paese si dividevano tre strade: una andava al mare, la seconda in città e la terza non andava in nessun posto. Martino Testadura l’aveva chiesto un po’ a tutti, con la stessa risposta: «Quella strada lì? Non va in nessun posto. E’ inutile camminarci». «E fin dove arriva?» «Non arriva da nessuna parte.» «Ma allora perchè l’hanno fatta?» «Non l’ha fatta nessuno, è sempre stata lì.» «Ma nessuno è mai andato a vedere?» «Sei una bella testa dura: se ti diciamo che non c’è niente da vedere …».   Martino non se la prendeva e continuava a pensare a quella strada. Una mattina si alzò per tempo, uscì dal paese e la imboccò. Cammina e cammina, la strada non finiva mai, a Martino dolevano i piedi, e già cominciava a pensare che avrebbe fatto bene a tornarsene indietro.
Finalmente la strada terminò sulla soglia di un castello e da un balcone una bellissima signora salutava con la mano: «Avanti, Martino Testadura!
Allora non ci hai creduto.» «A che cosa?» «Alla storia della strada che non andava in nessun posto.» «Era troppo stupida. E secondo me ci sono anche più posti che strade.» «Certo, basta aver voglia di muoversi. Ora vieni a visitare il castello.» C’erano saloni zeppi di tesori d’ogni genere.  La bella signora diceva: «Prendi quello che vuoi. Ti presterò un carretto».
In paese Martino Testadura fu accolto con grande sorpresa, fece regali a tutti, e al raccontare la sua avventura, ogni volta qualcuno si precipitava per la strada che non andava in nessun posto. Ma tornarono uno dopo l’altro, con la faccia lunga così: la strada, per loro, finiva in mezzo al bosco. Non c’era nè castello, nè bella signora. Perché certi tesori esistono soltanto per chi batte per primo una strada nuova.
                                                               (G. Rodari, Favole al telefono)

Succede talvolta così: mentre siamo lì con i piedi a bagno in un limpido mare, oppure a spasso sui prati alpini, a un tizio qualsiasi, uno sconosciuto che ci passa accanto, viene in mente una cosa e deve dirla “toh va, è già settembre, tra poco riprendono le scuole e le solite cose”.
Ed improvvisamente ci rendiamo conto che ha ragione, che quelle parole pronunciate a caso sono vere.
Forse ci prende un senso di fastidio, o dispiacere, perché ci costa un po’ vincere l’inerzia tipica del relax estivo (sempre che uno non abbia già cominciato a lavorare da giorni che sembrano mesi). Insomma, ci viene chiesto di archiviare i selfie vacanzieri, i campionati europei, le medaglie olimpiche, perfino il premio “città più calda d’Europa”, e chissà speriamo anche la stagione incerta e difficile del virus. Per ricominciare. Punto a capo, lettera maiuscola.
Proprio quella letterina, messa lì così, davanti e più grande delle altre, sembra mostrare i muscoli: appunto “la maiuscola”, ci fa intendere lo sforzo di rimettersi in moto nelle attività ordinarie, personali e sociali. Tra cui, ovviamente, anche il cammino parrocchiale. La novità, a prima vista, è il cambio del parroco: salutiamo con gratitudine don Emilio, augurandogli ogni bene, trovando tempi e modi opportuni, mentre per quel che mi riguarda prendiamoci la pazienza per conoscerci. Tuttavia, la vera novità è altra e più grande, ed è la strada che il Signore Gesù vorrà indicarci, quella che la favola suggerisce, per la quale si richiede una certa audacia, resistenza, e naturalmente fede: Lui deve crescere, insegna Giovanni Battista.
Lui, con lettera maiuscola. Preghiamoci davvero e bene, perché non ci fermiamo al “già visto” delle solite cose, ma disponiamo l’anima a percorsi inediti. Desideriamoli, perfino, con la lettera maiuscola, per il bene della comunità. Ma anche per quelle vicende epocali che attraversano il mondo intorno a noi, di cui non ci sentiamo indifferenti (se pensiamo ai drammi recenti dell’Afghanistan e di Haiti, ci scopriamo uniti a quelle molte persone per cui “ricominciare” vuol dire anche dolorosamente “da zero”). Confidiamo oggi e sempre nella dolce fermezza di quella parola che ci spinge “Avrete forza dallo Spirito Santo”. E tanto per cominciare, quando ci troviamo in giro, salutiamoci

Suerte! Buona strada!
don Andrea

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