Lettera di Don Emilio

Diamo ragione della speranza che è in noi

 

 

Carissimi,

dopo tanto tempo ci è permesso di ricominciare con qualche attività nello spazio dell’oratorio e della pastorale.
E’ stato un tempo molto faticoso ma, lo abbiamo detto tante volte, è stato un tempo di grande opportunità per lasciare sedimentare nel cuore le domande più profonde. E sono proprio queste domande profonde che ci invitano ad essere sempre più una comunità in cammino non solo verso generiche risposte ma verso la risposta che darà senso alla vita, che sosterrà il dolore, che ci darà la forza per costruire la speranza del futuro.
La comunità credente in cammino verso la risposta è la comunità che cerca il Signore, e il Signore indubbiamente si farà trovare. Chi lo cerca con cuore sincero, dice la Scrittura, il Signore lo trova anche perché Lui è dentro di noi.
Chiedo ad ognuno la pazienza di leggere, settimana per settimana, il notiziario Tra Noi non solo per prendere coscienza degli appuntamenti ma soprattutto per dare ragione alla pazienza che ancora ci viene richiesta. Vi invito a riempire il tempo non con la fretta ma ad abitare questo tempo con la saggezza e la sapienza di chi sa che anche questa prova a cui siamo chiamati serve a costruire un tempo migliore.
Cominceremo con i percorsi di catechesi e poi, piano piano, faremo tutto quello che via via ci verrà consentito fare e non lo faremo semplicemente per riempire uno spazio che dice di una aggregazione bensì per abitare un luogo in cui insieme, torno a ripetere, si deve ricercare la ragione della speranza che è in noi, il Signore Gesù. E allora, mi piacerebbe tanto, fratelli e sorelle, ricominciare con voi in uno stile rinnovato che ha come luogo la Chiesa, l’Eucarestia, presenza reale del Signore, la preghiera, l’incontro con Lui, l’ascolto della Parola e da questa esperienza forte di Lui uscire nel mondo: uscire nel mondo più vicino, l’oratorio, lo spazio del cortile, dove formare le nuove generazioni e dove accogliere le speranze e le sofferenze delle persone; uscire dentro il luogo della famiglia, vocazione che Dio ha dato, perché la famiglia possa risplendere veramente dell’amore del Signore per annunciare a tutti quanto l’amore è fondamentale e che lontani da questo fondamento la vita non ha più senso; uscire verso i luoghi di lavoro; uscire verso la scuola; uscire verso tutti quegli ambienti che, nel quotidiano, il Signore ci indica per essere testimoni della fede.
Non dobbiamo avere la premura di ripartire magari facendo cose antiche che oggi, abbiamo capito, non hanno più molto senso ma, recuperando dalle cose antiche ciò che è buono, significativo e che ha ancora valore, rinnoviamoci per poter ascoltare lo Spirito che ci dice che davvero ogni vita può rinascere in Lui. Questa è la ragione della speranza che ci abita.
E allora possiamo dircelo, buon cammino! anche se abbiamo capito che questo cammino sarà particolare, insolito, perché noi non siamo abituati a vivere parzialmente un cammino pastorale. Di questi tempi, negli anni scorsi, avevamo già stabilito i calendari, avevamo programmato gli appuntamenti più importanti almeno fino ad agosto dell’anno successivo. Quest’anno non si può fare. Viviamo la precarietà così come l’ha vissuta Israele nel deserto ma è proprio nella precarietà che facciamo esperienza della stabilità di Dio che ci accompagna. Allora, impariamo umilmente ad obbedire al Signore, impariamo a purificare il nostro pensiero, impariamo a purificare tutto ciò che è oggetto del nostro orgoglio che non vuole cedere invece ad una parola più alta, quella di Dio, che anche quando ci dice come per Abramo “Va! anche se non ti dirò dove ma tu va, ascolta, fidati della mia parola”, a questa parola anche noi dobbiamo obbedire, non la dobbiamo mettere in dubbio affinché, davvero, si possa essere nuovi. Che tristezza sarebbe ripartire facendo sempre le stesse cose, perdendo di vista la novità che viene da Dio.

Allora, di nuovo, buon cammino!

Don Emilio

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