Lazzaro

In questa domenica Gesù affronta la morte del suo amico. La morte domina questa pagina: la malattia e la repentina fine di Lazzaro, il pianto delle sorelle, il cordoglio della gente, il pianto di Gesù. Anche lui come noi è segnato dalla morte. Trovo profondamente umane queste parole di sant’Agostino per la morte di un amico: “L’angoscia avviluppò di tenebre il mio cuore. Ogni oggetto su cui posavo lo sguardo era morte. Era per me un tormento la mia città, la casa paterna un’infelicità straordinaria. Tutte le cose che avevo in comune con lui, la sua assenza aveva trasformate in uno strazio immane. I miei occhi lo cercavano dovunque senza incontrarlo” (Confessioni 4,9). La morte dell’altro è già in parte il nostro morire. Chi tra noi non ha fatto l’esperienza del silenzio che scende in noi con la morte d’altri? Ma così essa svela una appartenenza reciproca, una comunione di vita che appunto la morte interrompe. Questo vale per la morte di persone care, per quelle con cui si ha consuetudine di vita, ma anche per ogni morte, perfino gli innumerevoli morti che giacciono in fondo al Mediterraneo. Vuol dire tener desta la consapevolezza del nostro comune destino. Nel linguaggio cristiano è la comunione dei santi. Di fronte alla morte Gesù domanda: “credi tu?” Cosa vuol dire affidarsi a Dio quando si è di fronte alla morte? È come tendere le braccia e al di là delle esitazioni e delle paure afferrare la mano di Dio, tesa verso di noi. Davvero felice chi ha potuto scoprire il miracolo di pace che compie una mano amica in un momento difficile, quando ogni parola è inutile. Se già la mano dell’uomo può operare un tale prodigio in forza della sua tenerezza, che cosa non farà per noi la mano di Dio, se sappiamo afferrarla? Anche Gesù morente si affida: Padre, nelle tue mani affido la mia vita. Parola ardua. Ci sia dato di chiudere ogni nostra giornata e, un giorno, la nostra esistenza, con questa parola
                                                                                                                        Don Giuseppe Grampa

Nessun commento

Aggiungi commento