La cultura del vuoto a rendere per battere gli sprechi

Alzi la mano chi ricorda le bottiglie con il vetro a rendere. Era un classico andare a far la spesa al supermercato portandosi da casa un fardello di bottiglie che valevano qualche centinaio di lire, avendo pagato la cauzione. Poi sono arrivate le bottiglie di plastica, ma soprattutto, nel boom economico degli Anni Ottanta, c’era chi si vergognava un poco di quel baratto. E il consumismo ha fatto breccia, non solo sulle bottiglie ma anche sul pane, il cui spreco è aumentato in modo esponenziale, a leggere i dati che parlano di 13mila quintali al giorno gettati via.

Coldiretti ha calcolato che ogni anno si sprecano 76 chili di pane a persona. Eppure sui giornali di questa settimana, più di una notizia denunciava una palese contraddizione: una famiglia su due non riesce a risparmiare, fino all’identikit del consumatore out: quello che compra la marmellata di arance bio. E qui siamo alla fantasia e al gioco su cosa sarebbe di destra o di sinistra, secondo una divertente canzone di Gaber. In verità è una legge morale che s’è persa, un comune sentire che è stato rottamato sull’onda di un benessere un po’ strano, per una società che poi scopre quanto siano un problema per l’ambiente le bottiglie di plastica (allora il vuoto a rendere aveva un senso). Ma una società del genere è anche capace di emanare una circolare, datata 20 marzo 2003 a firma del Ministero della Salute, per cui l’invenduto alimentare fresco va smaltito, distrutto, e non per le vie dell’apparato digerente. La denuncia è arrivata da un servizio della trasmissione «Fischia il Vento» e riguardava proprio il pane di fine giornata sugli scaffali dei supermercati (e pensare che il pane dei nostri genitori durava anche una settimana ed era sempre buono). Ma è di ieri la denuncia del Banco Alimentare che il nostro Paese non ha recepito una norma sugli aiuti alimentari agli indigenti, cosa che rischia di vanificare anche i migliori sforzi. E se fra poco si vota per l’Europa, perché non ci chiediamo che succede negli altri Paesi cugini su questi temi? All’Expo il confronto sarà certo più serrato e proprio lì, magari, si scoprirà che in alcuni Paesi la cauzione del vuoto a rendere c’è anche sulle bottiglie di plastica, oppure che nei quartieri benestanti le bottiglie di vetro vengono messe fuori dalla porta, affinché i più poveri possano godere della cauzione. Succede, e se succede significa che la legge morale non ha perso la sua strada… finché un’insensata norma non la seppellirà.

di Paolo Massobrio

Fonte: Avvenire del  25.4.14              (dalla rubrica “I contorni del cibo”)

 

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