Esperienza vissuta in Brasile da tre giovani della parrocchia

Tutto è partito il 18 dicembre 2016 quando tre giovani della parrocchia San Pio X di Cinisello Balsamo, coordinati da un veterano, decidono di organizzare un “pranzo missionario” che possa consentire loro di acquistare i biglietti aerei per andare in missione in Brasile.Missione Brasile
La risposta della comunità parrocchiale è stata formidabile: si sono prenotate 215 persone.
Abbiamo così raccolto 2400€ che ci hanno enormemente aiutato a sostenere le grandi spese che un viaggio di questo tipo comporta.
La parrocchia non si è limitata a questo pranzo per dare il suo contributo ma, grazie ad altre offerte individuali e al ricavato dello spettacolo teatrale del maggio scorso, organizzato ed eseguito dalla compagnia dell’oratorio C.A.O.S., sono stati raccolti ancora più di 1000€ sempre destinati alle realtà che abbiamo avuto modo di conoscere in missione.
Il 16 luglio 2017 inizia la nostra avventura!
Dopo più di un giorno di viaggio arriviamo a destinazione e alloggiamo per tre giorni a Grajaù nelIMG_7315la casa di due sorelle (le religiose Raimunda e Jacqueline).
La realtà in cui siamo immediatamente proiettati è spiazzante: ragazze di 12 anni con figli, case molto più simili a catapecchie,
tanta povertà… (non materiale, o meglio, non solo). Povertà morale, ignoranza: famiglie troppo sfaldate, poco senso di unità e di cura reciproca.
La missione a Grajaù è nata 10 anni fa principalmente per cercare di lavorare proprio su questo.
Il momento che ci ha segnati di più è stato quando siamo andati a conoscere la realtà del Lixão, la discarica.
Cinque o sei famiglie hanno costruito la propria baracca nel mezzo della discarica; queste famiglie vivono, o meglio sopravvivono, differenziando i rifiuti per poi vendere plastica e alluminio.    E qui sentiamo proprio la sensazione di vero gelo…… nonostante i 35/40° e un brivido ci è corso lungo tutta la schiena quando vediamo alcuni bMissione Brasileambini, circondati da avvoltoi, che cercano in una montagna di spazzatura: sperano di trovare qualcosa di integro da poter riciclare (scarpe, oggetti vari), oppure  cose più “fresche” da poter mangiare.
La puzza che è nell’aria è irrespirabile, ma non è questo il motivo delle nostre facce distrutte e disgustate: abbiamo le lacrime agli occhi.
Ad un certo punto ci focalizziamo su due bambini che stanno giocando con due macchinine che abbiamo regalato loro, la pista è il cerchione di una ruota distrutta, alzano lo sguardo… stanno ridendo.
Ecco ciò che non manca mai, nonostante la povertà, la malattia, le varie realtà… nonostante tutto: il sorriso!
Partiamo per Arame dove si trovano le altre religiose (sorelle Faustina, Mariella e Margherita).
La realtà qui è migliore; notiamo e apprezziamo il lavoro che questa missione ha svolto per 25 anni.
La parolaMissione Brasile che meglio riassume l’esperienza che viviamo è “accoglienza”.
Ogni persona che ci incontra per strada ci invita in casa, senza preoccuparsi se la casa sia in ordine o meno, l’importanza viene data tutta alla persona.
Ci colpisce anche come la gente si alzi dalle proprie sedie per farci sedere e per offrirci colazione o merenda.
E noi… poveri stupidi occidentali che non invitiamo nemmeno i nostri parenti se abbiamo qualcosa fuori posto in casa; e noi… poveri stupidi occidentali chMissione Brasilee non salutiamo nemmeno le persone che incrociamo per strada… da questo punto di vista i poveri siamo noi: ne abbiamo avuto la certezza quando Carlos e la sua famiglia ci hanno adottati e invitati ad una festa tra amici e parenti.
Noi, che loro non conoscevano nemmeno… ospiti d’onore!
Durante questo mese non è mancato il lavoro: abbiamo raccolto il letame, pulito le tegole per la costruzione di una nuova chiesa (le cui spese sono state sostenute anche grazie alle offerte ricevute dai nostri parrocchiani), abbiamo lavorato all’orto delle sorelle e altri piccoli lavoretti che abbiamo organizzato giorno per giorno.
Abbiamo conosciuto un gruppo di bambini e ragazzini a cui abbiamo fatto da “animatori”; ogni sera giochiamo con loro a “futebol”, insegniamo loro canzoni e impariamo da loro  il Portoghese:  sono i maestri più validi e severi che ci possano essere.
Infine siamo statMissione Brasilei a Chupè, una specie di villaggio sperduto dove vive l’ultima sorella (Fara).
Questa realtà è diversa ancora: non ci sono ospedali, poche persone, poche attività, scuola decadente e poco funzionante, maestre completamente inadeguate al ruolo.
L’11 agosto siamo tornati  in patria.
Giunti alla fine della nostra significativa e toccante esperienza ci siamo resi conto che tutti noi pensavamo di partire in missione con l’intento di dare qualcosa, ma  al contrario siamo tornati arricchiti dieci volte di più di quello che abbiamo potuto dare.
Una cosa che ci ha aiutati tanto durante tutta la durata di questa esperienza è stata la nostra amicizia, il nostro sostegno reciproco: spesso ci bastava uno sguardo per capire tutto.
Paella brianzolaIl 12 novembre organizziamo nuovamente un pranzo missionario in parrocchia con l’intento di raccontare la nostra esperienza: tutto ciò che è stato raccolto anche in questo secondo pranzo sarà mandato alle missioni che abbiamo conosciuto.  Alla “paella brianzola” partecipano 220 persone permettendoci di raccogliere ancora circa 2200€.
Un grPaella brianzolaazie alla nostra comunità che ci ha sempre sostenuto e ci è sempre stata vicina!

 

 

 

Roberto Scardoni, Francesco Ubertone, Matteo Guazzarri, Pietro La Rosa
P.S. le cose da raccontare non sono finite qui… ma se dovessimo scriverle tutte… avremmo bisogno di un libro!

Nessun commento

Aggiungi commento