Dare alla luce

Al Museo diocesano di Milano è esposto in visione per il periodo natalizio un capolavoro di Raffaello. Si tratta di una pala lignea diviso in tre scene, che faceva da base al dipinto collocato nella cappella degli Oddi in San Francesco a Perugia: annunciazione dell’angelo, adorazione di Magi e pastori, presentazione al tempio. Nella prima scena Raffaello dipinge la figura di un ragazzo che entra di corsa nella stanza di una ragazza. Entrambi hanno l’indice alzato, segno che stanno parlando. Al centro della scena non ci sono loro ma uno spazio vuoto, che permette di guardare attraverso una finestra spalancata il paesaggio. Di che parlano? Il messaggero (in greco angelo) le propone di diventare madre e lei chiede spiegazioni non essendo sposata. Nel mito antico quando un dio vuole una donna se la prende con la forza, qui no: dialogano. Lo spazio vuoto che separa il messaggero e la ragazza è la libertà: la Vita propone, l’uomo dispone. Davanti alla ragazza c’è un libro aperto, simbolo di ciò che permette di coltivare l’ascolto, un’immagine della «vita interiore». Questo dialogo tra la giovane e la Vita si apre sul mondo, rappresentato nel paesaggio e nella città fuori dalla finestra. La ragazza è la soglia su cui Dio si ferma: il limite della sua onnipotenza è la libertà. Non vuole burattini ma concreatori: qui il destino non è violento ma una scelta libera. Credenti o no, ognuno di noi nella sua unicità è la risposta a una chiamata a dare alla luce qualcosa che salva il mondo. «Salvare» significa infatti preservare dalla
distruzione, rendere integro, compiuto. Nel quadro Dio è dipinto alla finestra, in attesa di risposta. Natale è quindi fare spazio, ricevere l’ispirazione autentica e portarla al mondo nella propria carne.
Non c’è Natale senza con(ce)pimento: una ragazza di duemila anni fa mi ricorda che esistere non è «venire alle luci della ribalta» ma «dare alla luce nella carne». Il Natale che tutti, volenti o nolenti, festeggiamo, è iniziato nella stanzetta di una ragazza di un villaggio sperduto di due millenni fa. Se prendessimo la vita con la stessa serietà di questo racconto, quanto Natale concepiremmo ogni giorno! E poi quanta luce daremmo al mondo e quanto mondo daremmo alla luce!

Alessandro D’Avenia | 12 dicembre 2022

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