Dalle sue piaghe siamo stati guariti

“Sono convinto che ogni anima sia fatta di almeno cinque parole. Tutti dovrebbero avere una lista di cinque parole, quelle che preferiscono. Le tue dicono come respiri, e da come respiri dipende il resto. Ognuno dovrebbe scrivere una poesia con le sue cinque parole, giusto per ormeggiare l’anima in un porto sicuro. Le mie parole sono…” (D’Avenia,  Ciò che inferno non è)
Ogni tanto dovremmo farcela questa domanda: come sta la mia anima?
La cenere in testa nel primo giorno di quaresima si impone come una lieve scossa, un gesto dalla forza insolita capace di smuovere mucchi di polvere interiori. Il senso non sta naturalmente nelle pulizie di primavera, ma nell’arrivare pronti alla Pasqua. O meglio, di arrivarci guariti. Non è anzitutto facile ammettere o riconoscere che esiste sempre una qualche malattia da curare, un qualche cerotto da porre. Perfino le molte e belle attività, segno di buona salute, possono nascondere banali infezioni.
Come comunità indico alcuni percorsi di guarigione:
-Dalla fuga della preghiera. L’anima respira meglio quando prega.
L’assenza, l’incostanza, la distrazione, la fretta del pregare invece di alleggerire le giornate, le complicano e a lungo andare ci troviamo scarichi.
-Dalla distanza. Nella nostra comunità esistono già segni di prossimità, ma molti ricordano contatti più forti, strette di mano solide. C’è ancora invece paura a farsi vicino, perfino a sedersi accanto all’altro. L’anima ha bisogno di vicinanza.
-Dalla dipendenza della TV. Per anziani e ammalati la s. Messa da casa è certamente una benedizione, ma per altri è diventato comodo assistervi in poltrona, come un programma qualsiasi. Ricordiamo che la S. Messa “in presenza” è tutt’altra cosa, l’anima ha bisogno della comunità.
-Dalla lamentela. Nonostante molte attività “girino bene”, non scade mai la moda della critica lagnosa, quella che punta il dito, e non conosce il senso della gratitudine. L’anima non ammette bassezze.
-Dalla spigolosità. Occorre sempre rinfrescare la nostra tenerezza: un tratto gentile, un apprezzamento, una certa simpatia sono già medicine preziose. L’anima cerca gesti semplici.
Nostro Signore Gesù attraversa come noi la quaresima, guarendo persone con le sue piaghe, cioè con un amore che arriva perfino a soffrire, e nella sua Resurrezione le conduce oltre la morte. Come stanno dunque le nostre anime? Da cosa ancora devono guarire?
                                                                                            Buon cammino, don Andrea

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