Con la benedizione di San Pio X

CON LA BENEDIZIONE DI SAN PIO X

La memoria del nostro patrono è occasione per tante cose: la festa, la preghiera, i giochi, le serate organizzate. Ma anche per una riflessione sui passi compiuti e quelli da compiere. Ne segnalo alcuni che la vita ci ha messo davanti come situazioni da affrontare, non previste e non programmate, a cui abbiamo dovuto dare una risposta. E lì si vede la prontezza e l’amore.

1) Sacerdoti e religiose: chi c’è e chi ci lascia… La nostra comunità ha avuto una presenza significativa, di persone stabili (don Andrea, don Luigi, don Mathias e suor Giovanna) e di altre che ci aiutano (don Marco e i salesiani, don Gabriele per la pastorale giovanile, suor Donatella, suor Paola e suor Delfiana della casa gialla, don John nei mesi estivi). Ma abbiamo attraversato dei periodi di affanno, specialmente quando don Luigi era all’ospedale e don Mathias in Tanzania, per le confessioni e le celebrazioni. Ora don Luigi ci ha salutato, don Mathias è sostituito da don James che sta imparando l’italiano, con padre Roger dal Venezuela, per un breve tempo. Cominciamo a toccare con mano che la presenza religiosa non è più così scontata.

2)  L’unità tra le parrocchie san Giuseppe e san Eusebio: É un fatto che ci riguarda come parrocchie nel decanato, ma è anche una scelta che indica una direzione. Alcune attività sono già condivise, altre sono specifiche di ogni comunità. É un esempio a cui guardare e da cui imparare. Pensiamo al pellegrinaggio a Fatima, alla Caritas decanale, agli esercizi spirituali cittadini, alle riunioni dei gruppi sportivi: esempi di condivisione.

3)  Per superare confini: Oltre al gruppo missionario storico, ce n’è un altro di recente costituzione, che ha proposto attività e riflessioni, aprendoci lo sguardo ad altre realtà del mondo e della società. É un compito importante, che obbliga ad uscire dai nostri abituali schemi comunitari.

4) Le opere parlano: Una parrocchia ha un continuo bisogno di manutenzione. Pur nella nostra situazione debitoria, abbiamo dovuto effettuare dei lavori importanti: la pulitura del “campanile” e le trombe, la potatura delle piante, la pulitura degli ambienti nella scuola dell’infanzia, il campo in sintetico, e altro ancora. Dietro ogni lavoro c’è una condivisione comunitaria, delle riflessioni comuni. Non si tratta solo di “appaltare i lavori” o di svolgerli noi, ma di condividere la cura per i nostri ambienti.

5) L’uovo di Pasqua: É stata certamente la sorpresa che ci ha dato più respiro, cioè l’aiuto economico che ci ha offerto la nostra diocesi, nella somma di 150.000 €, e una chiara pianificazione per il debito residuo. Ma ci hanno insegnato una parola: “perequazione”. Significa che le parrocchie si devono aiutare tra loro. Oggi siamo stati aiutati noi, e noi dovremo fare lo stesso.

6)  L’intensitá della Settimana Santa: l’amore che non dimenticheremo… Abbiamo percepito in quei giorni qualcosa di veramente carico, attraverso la liturgia ben preparata, e un cammino di quaresima che ci parlava di guarigione (“dalle sue piaghe siamo stati guariti”). Ci rendiamo conto di aver bisogno una cura speciale nelle nostre vite, e i giorni del Risorto ci hanno offerto un respiro di sollievo.

7)  Due segni caratteristici: Lo scambio della pace: dai tempi del covid non ci davamo piú la mano, si era perso un contatto umano importante. Durante alcune Messe i bambini hanno dato invece la mano a tutti, ci hanno obbligato ad abbassare le difese. Forse ci hanno guarito. Alcune distanze rimangono ancora, segno che c’é ancora qualcosa da sanare. Il canto: una comunitá che ha voglia di cantare crea una colonna sonora vitale e una forma di libertá. Ancora, mi sembra, che la passione piú grande ce la comunicano i piccoli.

8) Una catechesi “immersiva”: Da un solo incontro formativo, si sviluppa l’idea che la catechesi é veramente un campo aperto, dove non chiudersi in schemi rigidi. Si é parlato molto tra noi, con il coraggio di provare proposte diverse, piccoli esperimenti, uscite, gesti liturgici. A volte le risposte non sono numerose, ma chi partecipa ne trae gran frutto. Ringraziamo coloro che ancora si rendono disponibili come catechisti: ci vuole sempre un grande squadrone per questo servizio cosí importante.

9) Percorsi di ripresa: Due presenze importanti nella nostra comunitá riguardano la Scuola dell’Infanzia e la Serenissima. Entrambe hanno dovuto affrontare delle ripartenze nei rispettivi ambiti. Nella prima, il covid aveva creato delle difficoltá e disarmonie, e bisognava ritrovare una serenitá e un piú forte legame con la parrocchia. Nella seconda si cercava uno spazio adatto per la pratica sportiva e lo si é trovato, e anche un legame con le societá sportive del decanato. Sono piccoli passi che incoraggiano.

10) Spazio per le famiglie: Che le famiglie abbiano bisogno di incontrarsi e sostenersi, si sa. Che si riesca a farlo, non é semplice, per mille ragioni. Eppure qualcosa si muove, ci sono parole in corso, desiderio di condividere. L’Open Day Famiglie ha rilanciato qualcosa che ora deve essere rafforzato.

Questi sono alcuni fatti che raccolgo dall’anno trascorso, e possono orientare scelte ed abitudini, quello che la vita ci mette davanti e a cui noi rispondiamo. Cosa ci riserverá quest’anno lo scopriremo, peró intanto sul piatto cominciamo a mettere qualcosa…

1) Io corro per le tue vie e Tu mi allarghi il cuore: La visita pastorale dell’arcivescovo Mario alla nostra parrocchia è certamente un’occasione per dirci com’è la nostra comunitá, e per ascoltare le indicazioni che ci verranno proposte. É un respiro di fede e di coraggio.

2) Tira su le maniche: C’è sempre molto da fare in una parrocchia: il servizio della catechesi, quello sportivo, quello della cucina, la pulizia della chiesa, l’attivitá liturgica, la cura dei gruppi giovanili, il servizio del buon consiglio (CPP e CdO)… Ciascuno è invitato a coinvolgersi…

3) Parlare é importante: Ci sono dei luoghi giá deputati alla condivisione dei pensieri, ma é importante in una comunitá che ciascuno abbia la possibilitá di esprimersi, in modo aperto e fraterno, anche per non scadere nel chiacchiericcio. Anche la Parola di Dio ha bisogno del suo spazio, come segno del nostro colloquio spirituale. Come fare per comunicare bene tra noi?

4) E sono 50! Correva l’anno 1972 quando fu posata la prima pietra della nostra nuova chiesa, e nel 1974 il parroco don Luigi Arienti la inaugurava con la celebrazione della s. Messa. Sono trascorsi dunque 50 anni, e in questo luogo si sono compiuti innumerevoli gesti, parole, preghiere, celebrazioni. Le generazioni si sono date la mano, e sono cresciute insieme nella fede e nella storia del nostro quartiere. Prendiamocene cura!

Coraggio dunque, e buona festa alla nostra comunità!

Don Andrea

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