Cammino di fede con Abramo
Questa terza domenica di Quaresima è detta domenica di Abramo e questo nome, il nome del nostro Padre nella fede, ritorna ben undici volte nella pagina evangelica. Nelle pagine della Bibbia ritorna una espressione che è quasi una definizione di Dio. Di Lui si dice che è il Dio dei nostri Padri, e precisamente Dio di Abramo, di Isacco, di Giacobbe, Dio di Gesù, anche lui discendente di Abramo. Se voglio conoscere Dio devo ascoltare Abramo. E dopo Abramo quanti altri amici di Dio che ne hanno ascoltato le parole e ci hanno trasmesso queste parole. Invito ognuno di voi a farsi la stessa domanda: “Da chi io ho ascoltato per la prima volta qualcuna delle parole del Signore?” Alla mia memoria appare subito un volto, quello di mia Madre e la sua mano che teneva la mia di bambino per condurmi nella nostra chiesa alla prima messa del mattino. Era maggio e io avevo il compito di servire la Messa delle ore 6.30! Quando ritorno nella mia città cerco di rifare quel percorso, molte cose dopo più di sessant’anni sono cambiate ma la strada è ancora quella. E ripercorrendola adesso, solo, non posso non ricordare con gratitudine quanti mi hanno trasmesso il dono della fede e le parole del Signore che poi ho imparato a leggere nei Vangeli. La storia delle fede di ognuno di noi è storia di una grande compagnia di uomini e donne che di mano in mano hanno raccolto, custodito e trasmesso la Parola. Nel linguaggio cristiano questo gesto del passare di mano in mano si chiama ‘tradizione’ che vuol dire appunto trasmettere, affidare ad altri quanto a mia volta ho ricevuto. E il primo che ha udito la voce di Dio che lo chiamava è proprio Abramo. Ed ha risposto senza esitazione “Hinneni, Eccomi”. La lunga pagina evangelica è uno scontro violento tra Gesù e i suoi contemporanei, tutti figli di Abramo. Che cosa vuol dire essere ‘figli di Abramo’? Vuol dire avere nelle vene il suo sangue e costituire così il suo popolo? Questa la persuasione dei contemporanei di Gesù che invece afferma: “Figli di Abramo sono coloro che fanno le opere di Abramo” vivono della fede di Abramo. Nasce, con questa parola, una appartenenza che non ha nel sangue, nella razza il suo fondamento ma nella libertà della coscienza che, nella fede, aderisce. Quante volte nel corso della storia una religione si è legata ad una appartenenza etnica, razziale o culturale. Quante volte le guerre hanno levato alto il vessillo di una fede per combattere un’altra fede. Ma il popolo di Dio, il popolo che Dio raccoglie, nasce e si nutre della fede di Abramo, una fede che non ha altra parola se non l’Hinneni-Eccomi di Abramo. Parola che ritroviamo sulle labbra di Gesù, di Maria di innumerevoli uomini e donne. È bello appartenere a questo popolo, stare nel respiro grande di questa folla di credenti che non conosce discriminazioni.
Riflessione a cura di don Giuseppe Grampa.
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