Cronaca di un pellegrinaggio: Fatima, Santiago, Lisbona…

13.2: PORTOGALLO PRIMO GIORNO.
Che le giornate hanno ben 24 ore te ne accorgi quando le usi quasi tutte: nella città che dorme, 38 vegliano e si svegliano presto… Tre ore e siamo in Portogallo, Lisbona. Battesimo dell’aria per suor Donatella: e voilà, valigia persa chissà dove. Seconda preoccupazione è il roaming, questo sconosciuto, come si fa, come non si fa, ma chi le sa usare queste tecnologie… Poi basta spostare un tasto, va beh.   Mari è la nostra guida, e ci identifica come il popolo delle radioline rosse, ci porta a spasso per Porto, ci fa immaginare l’odore delle sardine, ci presenta Enrico l’infante navigatore che soffre il mal di mare, illustra le qualità del locale vino Porto, gradito agli inglesi che cambiano il nome della città in Oporto (grande fantasia…) ci accompagna al primo pranzo in terra straniera. Gustiamo i piatti, e il baccalà, specialità locale. Apprezziamo la mite temperatura esterna, nel ristorante cantina fa più freschetto. Intanto si chiacchiera… Chi più chi meno, chi più più… Giusto per conoscersi. La santa messa in cattedrale benedice la partenza di questi giorni e si parte già per Santiago di Compostela. Magari nel viaggio ci succede di schiacciare un pisolino… In ogni caso, attenti a perdere le acque!


14.2: SPAGNA SECONDO GIORNO
Comincia la giornata dopo un bel riposo nelle belle stanze del nostro albergo a 4 stelle (la quinta è caduta nel temporale). Paolino saluta tutte le donne, inclusa la moglie. Partiamo dunque per il centro religioso della città. Vediamo conventi, monasteri, chiese e ospedali (alcune diventate scuole o sedi del governo o altro… Perfino la banca dello Spirito Santo chiude… Il mondo sembra vincere). Una devozione a San Rocco, patrono della città, all’ombra dell’apostolo. Ci accompagna Immacolata, insieme con Mari che ha antiche memorie italiche nelle vicende dei veneti.
Passeggiamo tra le chiese principali, dalla piazza della cattedrale a quella della porta Santa, tra pietre antiche e appetitose vetrine di oggetti preziosi. poi il problema è di trovare il bar per un buon caffè, a scaldarci dal fresco venticello mattutino. Entriamo quindi nella cattedrale dedicata all’Apostolo, passando per il sepolcro. Non possiamo abbracciare ne la statua ne il sacrestano. In compenso celebriamo la messa del pellegrino in lingua triplice spagnola, italiana e polacca. Il botafumeiro anticamente santificava e sanificava i pellegrini odorosi, oggi sta fermo. Si ritorna all’hotel per un sobrio pasto.
Pomeriggio dedicato al cammino, a partire dal monte Gozo… In questa città che vanta il primato di incassi per la vendita di ombrelli, noi troviamo un bel sole e la camminata è piacevole. Suor Giovanna ci fa pregare il rosario. Perfino è piacevole perdersi qua e là. Gli altri invece anticipano in città l’acquisto di ricordini, motivo per cui il sindaco scrive una mail ringraziando per il sostegno dell’economia locale. In questo ordine di pensieri qualcuno progetta aprire un caffè h24… Già che aperti al momento non se ne trovano. Salutiamo cordialmente l’apostolo e ci prepariamo ad una nuova cena leggera e sobria.

15.2: TERZO GIORNO, VERSO FATIMA
Sosta importante al santuario del Buon Gesù, dove celebriamo la messa. Tante scale, un bel frescolino, dipinti rimessi a nuovo e una scena del Golgota quasi a misura naturale. La ripresa del viaggio ci scalda con il festival di Cinisello.
Bella tavolata a Coimbra, dove gli italiani li conoscono bene, del tipo pizza mandolino e camminatori fuori dalle strisce.
Questa è la città di San Antonio di Padova, che poi è lo stesso di Lisbona. Qui entra nel convento Lucia, dove muore a 98 anni. Attraversiamo i vicoli stretti della città tra negozietti, piccole piazze, cantanti di fado, nidi di cicogne, palazzi a piastrelle. Entriamo nel convento del Carmelo, dove visse Lucia e troviamo l’immagine della Madonna dal cuore immacolato. Oggi la ginnastica è di salire e scendere dagli scalini del pullman. Poi si riparte, ora verso Fatima. Stasera c’è il rosario.
All’arrivo ritroviamo la valigia perduta di suor Donatella! E siamo quindi pronti per il primo momento di preghiera serale. Benvenuti a Fatima!

   

16.02: QUARTO GIORNO, FATIMA
Praticamente apriamo le porte del santuario. L’orario inganna e qualcuno si alza presto per raggiungere la cappella per la messa. Paolino entra nella cattedrale e scatta foto. Celebrazione intima, Nostra Signora è tutta per noi. Dopo la colazione sobria ci avventuriamo per i larghi sentieri della Via Crucis, tra profumati ulivi e un piacevole sole. Visitiamo anche le case dei pastorelli, di Lucia che ricorda il grande fico, di Francesco il mangiamerende, di Giacinta che spiffera subito l’incontro con la bianca signora, che si voleva tener segreto. Ovunque commercio di prodotti locali e piastrelle con scritte portoghesi. Attenti a cosa c’è scritto, per non offendere la santa suocera, che però non è ancora in paradiso.
Nel pomeriggio visita al nuovo immenso santuario, dominato dal grande mosaico. C’è spazio per tutti. Del resto oggi è praticamente libero per noi. Passiamo quindi al museo del tesoro, con la corona della regina (s’intende nostra signora) con la famosa pallottola ben incastrata dentro. Nella cattedrale rendiamo omaggio ai due santi pastorelli, all’uscita notiamo l’evoluzione della raccolta delle offerte con bancomat. Rimane spazio per le ultime devozioni e specialmente le spesucce e i souvenir.
Concludiamo la serata con la preghiera del rosario, guidato anche da suor Giovanna, e con le nostre candele accese, con cui ricordiamo chi ha bisogno. È stata una giornata di tanto camminare, perciò si va volentieri a riposare… Quindi, buonanotte!

17.02: QUINTO GIORNO, LISBONA
Lasciamo Fatima con una ultima preghiera. Il viaggio verso la capitale è arricchita dalle facezie della guida: ci racconta perché si dice di fare il portoghese, colpa dei romani che non volevano pagare per vedere un elefante albino regalato al Papa; ci illustra il lungo ponte di 25 km, che ha stressato i fenicotteri rosa; ci indica la nuova stazione della ferrovia, ideata da Calatrava, lo stesso genio del ponte di vetro a Venezia, ebbene piove dentro; infine la storia del toro a cui viene placata la sua ira con la grazia di alcune mucche, dove vedeva rosso ora vede rosa…

Prima tappa è la chiesa di San Antonio, il santo di Padova originario di Lisbona, appunto. Tutti si precipitano al bagno. Poi la messa, l’ultima del pellegrinaggio: quale souvenir spirituale porteremo con noi? Dopo la benedizione con la reliquia, ci spingiamo nei vialetti della città vecchia. Fino al centro, tra plaza del Rocío e plaza del comercio, mangiando paste locali, il pastel de nata, o cercando un buon caffè.Da lì all’oceano è un passo…
Altra tappa è il ristorante, uno di quelli a buffet, fatti per strafogare, e se non bastasse i camerieri coi lunghi coltelli ci assaltano di carne. Certamente guarderemo con certa preoccupazione la bilancia, al ritorno a casa…
La chiesa di San Gerónimo merita una visita speciale: all’ingresso le due tombe, quella del celebre Vasco de Gama, che il gruppo dei veneti scambia per Gesù e relativa tomba (tant’è!), E anche del poeta (“tutto vale la pena per l’anima che non è meschina”), e ovunque lo stile manuelino (non maialino), dal nome del vigente re.
Con questo bel sole non si può non passare dalla Torre di Belen, alla vista e odore dell’oceano, fa bene alle rughe.Sulla strada per l’aeroporto, due dei tre stadi di calcio della città. Passiamo oltre e arriviamo. Salutiamo Maria, la guida e l’autista ed entriamo nel girone dei viaggiatori aspettando il tempo che passa. Un po’ stanchi, chissà…

18.02: ULTIMO GIORNO, quello che non ti aspetti, ovvero una storia in più da raccontare.
In effetti era tutto perfetto, senza intoppi, preciso… Finché un chiodo buca la ruota dell’aereo. E via tutti a terra… Quasi tutti… Alla fine solo noi e pochi altri. La notte in aeroporto per staccare un altro biglietto, ma succede di tutto, tra stampe, ristampe e fogli strappati. Per la fame, passi, abbiamo buone riserve; per cambiare le acque, passi, ci sono abbastanza bagni; ma stare fermi stanca e stufa. Alla fine un gruppo resta a tenere la bandiera nella sala dell’aeroporto, le foto testimoniano un evidente stato di decomposizione. L’altro gruppo guadagna una sobria colazione in un hotel di periferia, e poi la sorpresa di biglietti doppi, problemi di bagagli e ritardi…

Infine, arriviamo, e rimane il segno di un bel viaggio, una settimana che sembra un mese, qualche amicizia nuova e la benedizione di Santiago, Nostra Signora di Fatima, i pastorelli, San Antonio… Grazie a tutti i partecipanti! Però la prossima volta andiamo a piedi, così non perdiamo l’aereo. Suerte!
Don Andrea

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