Riflessione sul Vangelo della Samaritana
Pubblichiamo la riflessione che un’amica d’infanzia di Don Emilio ha inviato sul Vangelo della Samaritana
Forse Gesù era talmente stanco e sfinito che per una volta non ha badato a sottigliezze ed anche lui, ad una donna, ha ordinato: “Dammi da bere.”
Per due volte lo ripeterà, la seconda volta con l’aggiunta di un punto esclamativo “…dammi da bere!…”
Il fatto è che quel giorno, a quell’ora, in quel luogo, non venne Rachele al pozzo ma una donna samaritana.
Gesù, stanco, non si aspetta di incontrate una donna più stanca di lui. Talmente stanca che osa provocarlo. Tanti sono gli uomini che le hanno sempre dato ordini e lei ne ha fin sopra i capelli!
Quanta ironia leggo nella sua risposta: «Come mai tu, che sei giudeo, chiedi da bere a me, che sono una donna samaritana?»
La donna osa controbattere e Gesù “pizzicato” sembra accantonare la stanchezza e scocciato, quasi “vantandosi”, dice: “Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice…” come dire “ma tu sai chi sono io?”
Gesù è scocciato ma la donna non si dà per vinta, si sente alla pari, le sta di fronte e la sua risposta è ancora più sfacciata: “Signore, non hai un secchio e il pozzo è profondo; da dove prendi dunque quest’acqua viva?” come dire “sarai anche quel che dici ma se un secchio non ce l’hai non puoi bere!”
Gesù a questo punto si accorge di lei; questa donna non scherza, è stanca, più stanca di lui, forse ne ha passate troppe ed anche lei ha sete!
Gesù tenta di placare la sua sete e le annuncia dell’acqua che disseta per la vita eterna… “parole, parole, parole”, cantava Mina, le ferite della samaritana sanguinano ancora; troppe le promesse ed i sogni infranti così incalza: “Signore, dammi quest’acqua, perché io non abbia più sete e non continui a venire qui ad attingere acqua” ovvero “opera ciò che dici! Voglio fatti non parole.”
Gesù è messo all’angolo, la donna non scherza, vuole scavare fino in fondo, vuole sapere della SUA sete non più di quella dell’ALTRO che troppe volte l’ha inaridita.
Gesù ora comprende e, come lei desidera, colpisce nel profondo: “Va’ a chiamare tuo marito e ritorna qui”.
e lei “Io non ho marito”, io non conosco uomo che si possa dire marito, carne della mia carne, ossa delle mie ossa.
A Gesù non resta altro che accogliere tutta la sua sofferenza e accogliendola esclama: “Hai detto bene: “Io non ho marito”. Infatti hai avuto cinque mariti e quello che hai ora non è tuo marito; in questo hai detto il vero”.
Acqua, finalmente! La donna non si sente giudicata, non è più la samaritana sbagliata, ribelle. L’amore che desidera, la sua sete, è un desiderio legittimo! E’ cosa buona e giusta attendere un amore così: che sia carne ed ossa.
Finalmente qualcuno sa “quello che ha fatto”, a Gesù ha potuto confidare la sua sete e lui le ha rivelato che desiderare di essere amata non è un’attesa sbagliata ma necessaria più dell’acqua!
Chissà se la gente si è accorta dello sguardo liberato della donna, chissà se gli apostoli hanno compreso il motivo per cui Gesù non aveva più né fame né sete.
Anche lo sguardo di Gesù, dopo l’incontro con la donna, è oltre; oltre la semina e la fatica il raccolto è dinnanzi ed è per tutti.
“Siate pronti, con la cintura ai fianchi e le lucerne accese; siate simili a coloro che aspettano il padrone quando torna dalle nozze, per aprirgli subito, appena arriva e bussa. Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli; in verità vi dico, si cingerà le sue vesti, li farà mettere a tavola e passerà a servirli.”
La donna ha finalmente incontrato lo Sposo e Lui è per lei.
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