Racconti missionari: dalla serata delle “tre voci”

La figura del missionario può risultare ai più una persona che va lontano, in terre sconosciute al Vangelo, con mezzi poveri e barbe lunghe. Questo sottintende un certo eroismo e sacrificio. Ma la Chiesa offre la possibilità di vivere la missionarietà anche in modo più accessibile. La scopo della serata “Voci Missionarie” era quello di presentare l’avventura missionaria di persone del nostro territorio, o per lo meno conosciute, e di associazioni a cui far riferimento. Abbiamo così ascoltato queste testimonianze:
Roberto Scardoni ci ha presentato il VISPE (Volontari Italiani Solidarietà nei Paesi Emergenti), nato da un sacerdote diocesano di Milano, presente con progetti in Brasile, Burundi, Nepal e Costa d’Avorio. Propone anche attività di lavoro in Italia, per esempio a Badile (Zibido san Giacomo), dove alcuni nostri parrocchiani vanno da diversi anni, un sabato mattina al mese (vuoi aggregarti?). Le sue parole ci raccontano di un’opera intensa di solidarietà: «nostro obiettivo è rendere autonome le persone, che imparino un lavoro e camminino con le proprie gambe».
Tiziana Mosca ci ha presentato l’Operazione Mato Grosso, fondato dal salesiano padre Ugo, che agisce in Perù, Bolivia, Ecuador, Brasile. Anche questa associazione offre la possibilità di partecipare a campi di lavoro in Italia. Ci ha parlato della Casa dei Bambini di Pucallpa, dove ha registrato storie importanti, di ragazze madri giovanissime, di ragazzi venduti per soldi, di orfani in cerca di famiglia: «mi accompagna il simbolo del cancello della parrocchia San Juan Bosco, che sembra come il mio cuore, che certe volte si chiude, ma quando si apre succedono cose belle».
Daniele e Carla Conti ci hanno raccontato la loro esperienza missionaria familiare, prima con il Vispe in Burundi e poi come fidei donum a Huacho in Perù, inviati dalla Diocesi di Milano. Lì hanno condiviso la vita pastorale e parrocchiale con alcuni preti e gente del luogo, hanno visto nascere la loro ultima figlia, e quest’estate sono tornati in visita notando alcuni cambiamenti (purtroppo anche negativi e di chiusure): «abbiamo cominciato come coppia e ci siamo ritrovati moltiplicati, come famiglia».
Tre voci, dunque, che ci raccontano un’esperienza umana ricca di servizio e apertura al prossimo e ci fanno venir la voglia di pensare ad impegnarci, ognuno a proprio modo, nella vita missionaria…

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