Discorso di San Pio X – 22 settembre 2024

La festa del patrono della nostra parrocchia è sempre buona occasione per dirci come stiamo e come sappiamo rispondere alle naturali situazioni che la vita ci ha posto sul percorso durante lo scorso annopastorale, spesso come dei fuori programma che ci mettono alla prova. Inoltre, è motivo per ripartire e provare a sognare l’anno a venire, e lo facciamo con modestia e semplicità.

1. Qualcosa che ci ha accarezzato
Esistono momenti di particolare commozione, certamente ognuno prova delle emozioni personali suggestive. Penso per esempio alle diverse celebrazioni dei sacramenti, quando la Grazia divina ci tocca direttamente, offrendo un senso autentico alle nostre esistenze. Ma penso almeno a due belle occasioni: l’anniversario della nostra chiesa con la presenza di sacerdoti e religiose che hanno vissuto qua, e la S.Messa di conclusione del catechismo con gli amici di Anffas e di altre associazioni. Ci siamo sentiti dentro una storia importante, in piacevole compagnia. Abbiamo percepito che qualcosa di bello ci ha toccato dentro, direi proprio una carezza. Un’ebbrezza da conservare e custodire gelosamente.

2. Buona reazione in momenti difficili
Non sempre va tutto come previsto. Penso all’assenza di don Luigi ormai stabile all’istituto Sacra Famiglia, a quella di suor Giovanna per qualche mese, al lento adattamento di don James, che ci hanno costretto a doverci aiutare ed aspettare. Penso alla cura della chiesa e all’accoglienza quotidiana, e anche alle diverse situazioni delicate che si sono affrontate con la Caritas e alle inquietudini del mondo dei ragazzi e giovani. In ogni caso si è cercato di dare una risposta positiva.

3. La visita dell’arcivescovo Mario
Lo scopo era di incoraggiare il nostro cammino di comunità, e la risposta è stata di una partecipazionesemplice e serena. Lo abbiamo cantato sulle note del “Io corro per le tue vie e Tu mi allarghi il cuore”.
Ci ha invitato anche a migliorare la collaborazione con le altre comunità del decanato, le realtà presenti nel territorio ed altre associazioni. Un frutto di questa visita è l’unione pastorale tra le parrocchie Sacra Famiglia e S. Ambrogio, dopo quella realizzata nello scorso anno tra san Giuseppe e sant’Eusebio.
Questo fa pensare a quale possa essere la nostra posizione nel decanato.

4. Un segno che ci ha detto qualcosa
“Dalle tue ferite ti vedo”: per tutto il tempo di quaresima ci siamo osservati attraverso le ferite del Signore, un crocifisso che ci ha parlato in modo delicato e personale delle sofferenze nostre ed altrui.
Abbiamo dato voce alla nostra sensibilità, a quel grido silenzioso del dolore del mondo. Questo è un importante punto di partenza per costruire percorsi impensabili.

5. Creatività
Siamo una comunità che ha le sue abitudini e tradizioni, quasi come un calendario già programmato che offre una certa sicurezza. Questo potrebbe renderci ripetitivi. A meno di non metterci quell’ingrediente che trasforma e rende interessante: la creatività. Lo si vede nella pratica delle celebrazioni, nelle feste, nella cucina, nell’attività sportiva, nelle gite di gruppo, nei giochi, negli spettacoli, nelle attività di catechismo, nelle scelte missionarie, nelle mostre. È certamente uno dei tratti tipici dell’amore, tesoro da non sciupare.
Disponiamo ora l’animo all’anno pastorale che si disegna davanti ai nostri piedi, perché ci possiamo camminare sopra. È un modo per organizzarci al meglio, perché non ci sfugga qualcosa d’importante.

1. Pellegrini di speranza
A Natale si aprirà l’anno del Giubileo, una grande occasione che la Chiesa offre per rilanciare il cammino. Le parole tradizionali che lo caratterizzano sono: la porta, il pellegrinaggio, il perdono, la carità.
Al centro c’è il Signore Gesù risorto, che incoraggia la nostra fede. Potremmo cominciare a chiederci:
• Quali sono le porte ancora chiuse, che aspettano solo di essere aperte? Vuol dire saper inaugurare delle iniziative che rispondono alle esigenze del nostro tempo. A volte basta davvero poco. Sarebbe bello valorizzare questo segno anche con le porte di casa nostra, che favoriscano l’incontro e non la separazione.
• La nostra comunità ha già in programma dei pellegrinaggi (Roma ed Assisi per preadolescenti, Cipro, Sacro Monte e Caravaggio), ma quali altri si possono suggerire, e a chi in particolare? È un bel segno quando ci si mette in cammino per arrivare ad una meta spirituale. Invitiamo: le famiglie dei bambini di catechismo a conoscere le chiese di Cinisello; i vari gruppi a scegliere una meta da raggiungere a piedi;
la comunità a partecipare ad un pellegrinaggio decanale a piedi a Monza (S.Maria delle Grazie); ciascuno
a compiere un proprio cammino personale (ci sono per questo vari suggerimenti).
• Sul perdono: non è tanto il “metterci una pietra sopra”, quanto avviare percorsi di riconciliazione, ritrovare una tenerezza perduta, riprendere il cammino dei sacramenti, comprendere quali sono i peccati e le debolezze umane. In una realtà odierna che spinge al conflitto, alla competizione, alla divisione, creando grandi sofferenze, ci rendiamo conto che è importante aprire una via di respiro.
• La carità: si può definire in tanti modi, ma alla fine la cosa semplice è che “bisogna farla”. Gesti coraggiosi di gratuità, di bene, di generosità, di tempo regalato, di impegno e aiuto, fanno sempre scattare in noi qualcosa d’importante. Ma sono anche il modo per conoscere quelle realtà marginali di povertà e miseria umana che altrimenti ci sfuggono.
Il tema del Giubileo è “pellegrini di speranza”: un motto che apre una finestra d’aria buona in un mondo che ne ha tanto bisogno.

2. Il nuovo Consiglio Pastorale Parrocchiale
Non è stato difficile comporlo, segno che c’è buona voglia di dedicare spazio al pensiero, che permette di ragionare con calma e indicare le scelte migliori. In particolare, si sceglie di dedicarsi a:
• la cura dei piccoli, dei giovani e dell’oratorio: per quanta ce n’è non basta mai. Ogni iniziativa rivolta a piccoli o grandi gruppi, è sempre ben accolta.
• l’accoglienza alle famiglie, specialmente quelle più giovani o appena arrivate: abbiamo dei luoghi privilegiati che sono la scuola dell’infanzia, i cammini del catechismo, l’attività sportiva. Che cosa possiamo offrire?
• la cultura: mi piacerebbe introdurre una “settimana culturale e teologica”, dove affrontare le grandi
questioni culturali del nostro tempo, lette con l’intelligenza della fede.
• la comprensione delle situazioni di sofferenza e dolore del quartiere: sono dei punti delicati, che meritano attenzione e rispetto, e qualche cerotto di cura
• la collaborazione con le parrocchie del decanato e con la città: camminare insieme agli altri è un elemento decisivo, non facoltativo, spesso molto fecondo.

3. Domande aperte
Resta la necessità di sapersi anche interrogare. Come è considerata la nostra comunità nel quartiere, nella città, dalla persona che passa per la prima volta, dallo straniero di un’altra religione? Inoltre, si è compiuto il primo triennio con me come parroco, e ci si può chiedere quali passaggi abbiamo attraversato, quali errori, cosa si è perso per strada, cosa si è avviato… le domande fanno bene…
Come si vede, c’è tanta carne al fuoco, molto lavoro da fare. Tiriamoci su le maniche, sarà bello… buon anno pastorale!
                                                                           Don Andrea

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