Destinati a essere un nome nuovo a firma don Emilio

Vedi Articolo su Avvenire del 24.12.2017

Sono tornato da poco dalle ultime visite natalizie alle famiglie in cui la benedizione del Signore ci attende, ci precede e ci accompagna. Il cuore invita non ad un bilancio per ciò che ho compiuto ma alla custodia della memoria per coloro che ho incontrato, per quel che ho sentito e per quanto mi è stato affidato con discrezione e con sincerità. Il carico di speranza invocata da molti, spesso dentro una profonda sfiducia, un dolore acuto, un bilancio familiare che non quadra e preoccupa, è alto e pone tante domande. Sono le «solite» domande esistenziali, eppure così autentiche; domande che esigono risposte e che aprono cammini di ricerca. Bussando porta a porta non mi hanno accolto persone banali o semplice indifferenza ma esistenze che, in modi diversi, in luoghi diversi e in esperienze diverse, hanno chiesto il senso della vita. Camminando per via, con il carico di domande accolte, ho ripensato ad alcune affermazioni colte nella Parola che la liturgia ci offre in quest’ultima domenica prenatalizia. Ho rivolto lo sguardo al profeta Isaia che descrive l’agire di Dio e la sua opera a favore di Gerusalemme, e quindi di tutta l’umanità; l’azione divina fa sorgere una nuova e definitiva aurora di giustizia e di salvezza in cui può avvenire ogni rinascita. Il frutto di quest’opera è la concreta possibilità di offrire a tutti, nessuno escluso, un nome nuovo. Vedo in questo nome nuovo la risposta al senso della vita, il compimento di ogni speranza, il conforto ad ogni dolore. Mi domando se sono stato capace di consegnare in questo Avvento, ai molti volti incontrati e ai cuori ascoltati, la «Risposta» ad ogni domanda e la bellezza di poter essere chiamati con un nome nuovo.

In un tempo in cui i conflitti e le molteplici parole rischiano di travolgerci dovremmo aiutarci con coraggio ad ascoltare la Parola, delicata ed esperta di umanità, che ci indica ancora una volta la via da percorrere perché i nostri giorni non risultino inutili. È la Parola che Paolo, nella seconda lettura, chiama «il Bene»; quel Bene che deve essere cercato ed incontrato affinché possa donare letizia e gratitudine. Letizia e gratitudine termini che l’esperienza quotidiana pare abbia in gran parte espunto dal vocabolario della vita e che il Natale del «Nome», che è al di sopra di ogni altro nome, può restituire pienamente all’umanità. Che dono grande è il poter regalare l’uno all’altro la capacità e il coraggio di vagliare ogni cosa per poter trovare in ogni situazione uno slancio nuovo verso una vita rinnovata. Alla comunità di Tessalonica Paolo raccomanda di mantenersi irreprensibili, cioè autentici, per la venuta del Signore. Non perdiamo di vista l’autenticità del nostro cuore: il Signore ci incontra nel momento in cui siamo, nella vita che viviamo e nel cuore che abbiamo, così si compie il suo e il nostro Natale; questo è un miracolo che non smette di accadere, noi siamo destinati ad essere un nome nuovo, persone rinnovate, abitazione dello Spirito di «Vita».

La pericope evangelica, apparentemente così fredda nell’enunciazione di nomi che ci appaiono lontani, riafferma con forza che il Natale del Signore non è riducibile alla sola tradizione, neppure è considerabile come semplice dato che dice un’identità, il Natale è la verità di Dio che nella sua grande tenerezza accoglie l’uomo, ogni uomo, e lo rende nuovo; Dio «ripara » la sua creatura così spesso ferita dal peccato, dalla banalità del vivere, dalla paura di essere vera e dalla folle utopia di potersela cavare da sola. In questo lungo elenco di nomi, chiamato genealogia, risplende, non ultimo, anche il nostro nome, come nome amato e benedetto dall’Emmanuele: Dio è con noi, è per noi. Ritornando in parrocchia, camminando per via a chiusura dell’ultimo giorno di benedizioni, ho riscoperto nel volto di molte persone un’infinita bellezza: rinascere è sempre possibile in Gesù che cerca in ognuno il luogo in cui abitare. Nel cuore ho sentito ancora una volta letizia e gratitudine, per questo avverto il bisogno di augurare a tutti: «Buon Natale».

 Don Emilio

parroco a Cinisello Balsamo, S. Pio X

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